martedì 2 novembre 2010

dave eggers - l'opera struggente di un formidabile genio


Protagonisti: il Cala (me medesimo), la Berga (amica e collega, amante del libro in oggetto, che ha imprestato a il Cala), Anna staccato Maria (amica, amante del libro in oggetto, grande lettrice e persona dei cui giudizi librari il Cala si fida ciecamente)

il Cala riceve il libro in prestito dalla Berga, che dice "mi sembra troppo un libro per te"
il Cala chiede ad Anna staccato Maria se conosce tale libro
Anna staccato Maria dice che è uno dei suoi 25 libri preferiti
il Cala attacca a leggere il libro in oggetto una mattina che va a genova in treno per lavoro
sms del Cala alla Berga: Berga sono in treno ed ho iniziato a leggere il tuo libro. Sono a pag 30 più introduzione e ti ho già mandato a fare in culo 3 volte
risposta della Berga: eh eh eh. resisti! L'impatto iniziale è un pò cosi, ma poi migliora
("l'impatto iniziale" altro non è, dopo 35 pagine di soliloquio a mò di introduzione, di un racconto parecchio accurato degli ultimi giorni di vita della madre del protagonista, malata di cancro.)
(macheccazzo)
sms del Cala: Ho l'impressione che questo libro segnerà in maniera indelebile la nostra amicizia, nel bene o nel male.
(minchia Cala se la prendi alta!!!!)
(ed infatti)
sms della Berga: Oh merda! non credevo di fare un passo così azzardato, forse dovevo rileggerlo prima, o forse affidarmi ad harry potter
sms del Cala: ahahahahah figa in effetti mi è uscita un pò pesante come sentenza

(lettura del libro, a volte interessante, a volte inquietante, a volte sconcertante)

(il Cala arriva ad una intervista che la troupe di mtv fa all'autore per decidere se scritturarlo per una specie di reality show)
(dura NON SCHERZO 45 pagine)
(il Cala e la Berga sono insieme su un treno, per lavoro)
il Cala: Berga, ma quando cazzo finisce stamminchia di intervista?
la Berga: ah non lo so, io l'ho saltata

inzia ad alBERGAre in me il dubbio che sto libro sia un pacco, sarà che lo leggo lentamente, sarà che sta cosa degli ospedali delle luci delle possibili ultime notti insomma se lo hai vissuto in prima persona, se lo hai vissuto sulla pelle tua e soprattutto di tuo padre, beh non ti entusiasma vederlo scritto su un libro di uno che ha fondato una rivista la cui prima copertina aveva dei culi nudi in primo piano

però

però della Berga mi fido, però i continui dialoghi - monologhi che il protagonista ha col fratellino beh ti tirano dentro al libro e alle loro seppur esagerate avventure

dai e dai mi mancano un 50 pagine, mi faccio avanti con Anna staccato Maria
Annamaria tesoro Mi dai 2 ragioni valide per cui ami il libro di eggers?

Anna staccato Maria, sempre disponibile, figurati se si tira indietro in una discussione sui libri:
Immagino tu stia parlando dell Opera struggente ecc ecc...

Dunque...a me era piaciuto moltissimo lo stile frenetico, quasi ossessivo in cui è scritto il libro. Mi ricordo che ad un certo punto c era una specie di intervista che apparentemente non c entrava nulla con il resto, ma che era la parte forse più intensa del libro, il momento in cui più era evidente la sofferenza del protagonista.
Altra cosa che mi aveva profondamente toccata era stato il modo in cui piano piano venivano fuori il dolore e il trauma del protagonista alla morte dei genitori, come le ferite profondissime di ciò che aveva vissuto venivano lentamente allo scoperto, mascherate da quello stile al quale accennavo prima e da un atteggiamento di finto-cazzone del tizio (ho dimenticato il nome del protagonista!).
Tieni conto che io lessi il libro di Eggers pochi mesi dopo la morte di mio padre, per cui ero piuttosto sensibile all argomento. Al di là della profondissima differenza di stile di vita e reazioni, ho ritrovato in ogni pagina del libro una sensazione di smarrimento, di attonita consapevolezza su improvvise nuove responsabilità da affrontare, che è stata mia per moltissimo tempo e che spesso e volentieri lo è ancora. Quel fermarsi e chiedersi "E adesso?".

Come dicevo prima, ho letto il libro parecchio tempo fa e questo è più o meno quello che ricordo. Mi è venuta voglia di rileggerlo: ti saprò dire meglio.

Cosa importantissima: Anna Maria.
(da questo momento lei è, è stata e sarà sempre Anna STACCATO Maria)

il Cala: io l'ho finito oggi e con te e dave ho purtroppo in comune la morte del genitore e la causa della stessa.
a pagina 30 ho mandato un sms all'amica che me lo ha imprestato mandandola a fare in culo, perchè onestamente rivivere certe scene da ospedale me lo sarei risparmiato volentieri.
in effetti ogni riga del libro ti da una sensazione di precarietà, di improvvisazione, di disastro incombente per dave e toph, ma nonostante tutto loro tirano dritti.
i monologhi di dave sono vera autoanalisi, l'intervista l'avrei dimezzata ed avrebbe reso meglio quello che dici tu.
alla fine però mi viene da chiedermi, in perfetto otb style, eh, e allora????
vanno avanti, vanno via di nuovo, il giornale sembra che chiuda, tutto resta incompiuto e mi è rimasto l'amaro in bocca perchè non sai bene dove andranno e cosa faranno.
non ti è sembrato un pò troppo astratto?

Anna staccato Maria: sono andata a riprendermi il libro e lo sto rileggendo. Penso sia stato davvero un lavoro di autoanalisi oltre che di scrittura, se consideri che cio' che viene raccontato è vero. Mi ero scordata del piccolo particolare che il protagonista è lo stesso autore e che quello che viene raccontato a proposito della morte dei genitori e delle successive vicende dei quattro fratelli potrà essere stato romanzato ma è vero. Probabilmente è stato davvero un modo di fare terapia e di affrontare il dolore.
Questo spiega anche il finale che porta a dire E allora?
E allora probabilmente non lo sapeva nemmeno lui, quando lo ha scritto. Non poteva inventarsi un finale perchè non ce n'era uno. Ha raccontato la vita fino ad un certo punto e inevitabilmnte il finale doveva rimanere aperto.
Non so bene cosa intendi per astratto.... Nelle pagine che sto sfogliando è fin troppo reale e crudo. Lo vedo astratto in alcuni dialoghi con il fratellino, quando gli fa dire cose che un bambino di 8 anni non sa dire, usandolo sulla carta come se fosse un altro sé con il quale dialogare.

il Cala: astratto non è la parola giusta, inconcludente, ecco, inconcludente.
però come hai appena detto la sua vita è inconcludente o lo era al momento, peeeeeeeeer cui non poteva essere diversamente.

Anna staccato Maria: cavolo!
mi duole informarti che recenti ricerche online hanno portato a codesta scoperta

Beth committed suicide in November 2001. (beth è la sorella maggiore di dave, lo scrittore)

vaccaboia!!!! sta qui, che nel libro non è ben messa a fuoco (come tutto e tutti, del resto) si è tirata un colpo, un pio d'anni dopo aver polemizzato col fratello per come l'aveva descritta nel libro ed essersene pentita (dicendo, per scusarsi, che aveva passato un terribile momento alla La Toya Jackson) (che se ci pensate è GENIALE come metafora)

insomma rifletto e rifletto e si, il libro, anche se magari in quanto libro mi ha lasciato un pò perplesso, alla fine mi esce nella sua importanza, autoanalisi, catarsi, trionfo dell'ego, megalomania.
bella storia oh.

ah, devo però informare la Berga:

il Cala: finito
la Berga: e quindi non siamo più amici?
il Cala:
ci devo pensare, ho bisogno di stare solo, magari potremmo non vederci per un pò
la Berga: ffffffffffffffffffffffffffffff
il Cala:
lo sapevi che beth, la sorella di dave e toph si è suicidata nel 2001?
la Berga:
alè che mi scende nel gossip
il Cala:
beh gossip un cazzo, sta qui una volta uscito il libro aveva sclerato contro lo scrittore che a suo dire l'aveva descritta peggio di come era in realtà, poi aveva chiesto scusa, poi si è seccata. Se entri nell'ottica che buona parte del libro racconta DAVVERO la vita dei fratelli eggers il libro cambia un pò di valore e soprattutto capisci di cosa cazzo parla
la Berga:
beh, ovvio. comunque secondo me è geniale per COME racconta, più che il cosa...ma io non me capisco un belino, mica come te
il Cala:
anche questo è vero, a pensarci bene.

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