lunedì 3 settembre 2012

botte da orbetello: il racconto

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(Di Sir Torati)
 
lo abbiamo lasciato riposare e decantare un po', mentre intorno riprendevano piano piano le nostre tristi quotidianità. anche per mere ragioni di audience: sappiamo tutti che facebook e blog vengono letti essenzialmente dai posti di lavoro.

ci riferiamo al nostro raccontino post-viaggio, richiestoci a gran voce dai nostri fans, un po' come quelli che fermano per strada chicco lazzaretti e gli chiedono se ci sarà mai la quarta stagione de i ragazzi della terza c.


COMING OUT - abbiamo cambiato sponda: dopo due stagioni sul versante adriatico nell'accogliente senigallia, quest'anno per affogare nella malinconia la nostra settimana ferragostana di ferie abbiamo fatto ruotare il mappamondo e, dopo una scelta meditata, posato il dito su orbetello. alla notizia un paio di conoscenti ci hanno detto, sinceramente divertiti, che la località maremanna era protagonista di un tormentone linguistico del comico panariello. la cosa ci ha profondamente sconvolto: non credevamo di annoverare tra le persone cui rivolgiamo il saluto alcuni che possano conoscere il repertorio comico (comico?) di panariello.


IMPATTO - il primo impatto con l'ambiente della maremma grossetana è stato buono. sarà perché nelle strade aleggia quella tipica atmosfera radical-chic, della quale ci piacerebbe tanto far parte in maniera organica. tale way of life ha poi alla fine come espressioni più profonde e significative i sandali in pelle del commercio equo e solidale, il fatto quotidiano sotto al braccio, la ferma protesta a testa alta perché non si trovano i cestini per la raccolta differenziata (ma, anche se ci fossero, dove diavolo andrà gettata la coppetta del gelato?) e il sorseggiare il caffé discutendo col vicino della difficile situazione economica dell'italia, ovviamente sostenendo che in norvegia è tutto meglio. tutta gente che ha una voglia matta di parlare solo di calcio e di figa, ma che non può per non deludere le pagine del manuale del perfetto progressista.


NOMI - la generazione dei figli di questi personaggi deve affrontare un altro problema, oltre al fatto di ritrovarsi genitori simili. ossia attraversare le difficoltà della vita con i nomi di battesimo che quegli sciagurati gli hanno affibiato. abbiamo sentito con le nostre orecchie richiamare all'ordine schiere di indisciplinate ginevra, elias, cometa, amos, noa e zelda. tutti monellacci che non sapevano dove buttare il cucchiaino dopo aver finito la coppetta, evidentemente. ma il top è stato àida. sì, proprio come il titolo dell'opera (che già come nome è una merda), ma con l'accento sulla a. altro che raccolte fondi per i terremotati, questa povera stella avrebbe bisogno di tutto il nostro sostegno.


ACCENTI - che poi la vita non è affatto una questione di accenti. anche ad orbetello il punto vendita dei grandi magazzini coin veniva chiamato, come anche in lombardia, còin. il nome del povero imprenditore veneto viene quindi storpiato in (almeno) due delle regioni che gli garantiscono il maggior reddito. sai che problemi. noi comunque abbiamo sempre corretto con saccenza i nostri interlocutori, un po' come facciamo con "almòdovar" e "almodovàr". che non sappiamo affatto - né ci interessa - qual è la dizione giusta, ma dicendo sempre la versione opposta rispetto a quella utilizzata da chi ci sta parlando, diamo sempre l'impressione di essere molto competenti in materia.


MAREMMA MARKETING - in quanto a gentilezza degli operatori e capacità di coccolare il turista dobbiamo registrare una vittoria schiacciante non solo di senigallia, ma di tutta la costa adriatica sui cugini del tirreno. sarà che ad est bisogna colmare il palese distacco a livello di paesaggio (hai voglia a definire le marche come la toscana low-cost), ma da lignano sino a porto recanati è tutto un fiorire di servizi e attenzioni - forse anche false, forse anche ipocrite - per il potenziale pollo che ti fornisce da vivere per il resto dell'anno. nei ristoranti abbiamo atteso minuti in piedi nell'attesa che qualche cameriere ci rivolgesse la parola, in hotel ci è stata addirittura spenta la luce mentre leggevamo il giornale nella hall. curiosa l'applicazione da queste parti delle più elementari basi del marketing. il nostro albergo nel depliant si vendeva come "arredato in stile anni settanta": da amanti del bauhaus teutonico e dei mobili dei designer scandinavi di quegli anni abbiamo prenotato ad occhi chiusi. caro amico albergatore, stile di quegli anni non vuol dire mobili del mercatone uno che sono lì fermi da un trentennio... segnaliamo pure quel ristoratore che, avendo a cuore la preziosità del nostro tempo, ci diceva che il suo locale, a differenza di quelli famosi del centro e/o quelli recensiti su tripadvisor, era sempre vuoto, quindi i tempi di attesa erano minimi: proprio un bel biglietto da visita per un ristorante di pesce.


ZANZARE - chiunque avesse già visitato la zona, ci aveva messo in guardia: famelici zanzaroni, temprati dal clima lagunare, ci avrebbero sicuramente assalito dall'imbrunire sino alla mattina successiva, impedendoci un riposo di qualità. ci eravamo quindi premuniti con unguenti, lozioni, creme, aggeggi elettrici e pozioni magiche dai nomi altisonanti che, dalla presentazione commerciale e dai disegni sulle accattivanti confezioni, promettevano effetti potenzialmente destabilizzanti per l'intero ecosistema del pianeta. naturalmente in sette giorni non abbiamo visto nemmeno un innocuo moscerino. vuoi vedere che il merito è dell'applicazione per iphone "sciò zanzare" (a quale punto ancora più basso potremo arrivare con gli utilizzi inutili del melafonino?), i migliori 79 centesimi investiti della nostra vita?


MARE - orbetello è città di laguna, mentre la spiaggia è a qualche chilometro di distanza. l'albergo metteva quindi a disposizione, oltre al servizio di sdraio e ombrellone, anche un comodo servizio navetta (il nostro impatto è stato di una cliente che chiedeva lumi all'autista con un impareggiabile "e se uno vorrebbe rientrare un po' prima?", il che ha precluso subito le già scarsissime probabilità di socializzare con i vicini di ombrellone) per raggiungere la feniglia. un lembo sabbioso bellissimo e incontaminato, anche un po' selvaggio, con acque così limpide e trasparenti... da vedere con chiarezza mozziconi e rifiuti vari lasciati da fruitori poco civili. ecco un altro punto a favore del mare adriatico: litorali battuti e rastrellati un paio di volte al giorno, anche, come detto, per rimediare ad un mare che ha ben poco dell'atollo tropicale (per chi ci legge da fuori, giusto per far capire, la vicina sottomarina è nota agli indigeni come zozzomarina). ci scandalizziamo per i pedofili, gli assassini e per quanto guadagnano i calciatori: noi, nel nostro piccolo, prenderemmo a bastonate quelli che scartano il gelato e buttano l'involucro in acqua.


ORARI - noi in spiaggia ci annoiamo. dopo aver letto un paio di quotidiani e pasticciato sul bartezzaghi (in realtà, per non fare brutta figura, lo completiamo ordinatamente con parole scritte assolutamente a caso, soprattutto per gli assurdi gruppi di due e tre lettere, il nome dei figli di abramo ed isacco e i protagonisti delle opere liriche), abbiamo già i cabasisi belli che frantumati. mattinieri poi lo siamo sempre stati. siamo quindi rimasti sconvolti scoprendo che le nove di mattina equivalevano prevalentemente all'alba. dovevamo capirlo forse già dal primo incontro col bagnino ("cosa ci fate qui a quest'ora? ma andate a fare colazione...") o dall'orario della prima corsa della navetta, ma ci siamo ostinati a prendere il bus di linea delle 08.15 per essere al mare il prima possibile. questo autobus era popolato esclusivamente da vecchi (fra l'altro vere sentinelle, cui le aziende di trasporto dovrebbero rivolgersi, sulla puntualità e le capacità di guida dei diversi conducenti) e ci ha fatto piacere far parte per qualche giorno della loro quotidianità. falsamente allegra: si salutavano tutti con calore, ma di certo mentalmente facevano il conto di chi aveva passato la nottata e chi no.


LEGAMBIENTE - nell'ambito della vacanza siamo risuciti pure ad infilare un concerto di de gregori. il principe, giovanissimo nel suo look da capitan findus (barba bianca e un cappellino da marinaio che non indossano nemmeno i più stereotipati dei ondolieri di venezia), ha regalato delle autentiche rarità in scaletta: "buonasera", ripetuto ben due volte, e, alla fine, un insolito "arrivederci". lo show era nell'ambito della festa nazionale di legambiente. proprio simpatici, gli ambientalisti. in passato, ma pure oggi, ne abbiamo condiviso diverse battaglie. però noiosi da morire e, come tutti gli integralisti, poco realisti e per nulla inclini all'ironia. fra cinque stand gastronomici - tutti all'insegna del chilometro zero, del biologico e della polpettina di farro - non abbiamo letto il nome di una pietanza che ci facesse voglia, arrivando a sperare che si materializzasse un bel burger king in mezzo al parco. per non dire delle bibite: già la pepsi fatica ad avere una piacevolezza del gusto lontanamente avvicinabile alla coca cola, figurarsi gli altri imbevibili cloni. i nostri alternativi verdi proponevano la ubuntu-cola (da ritirare dal commercio solo per il nome), che, giustamente, i bambini lasciavano a metà, accusando i genitori di avergli rifilato una sola. questa bibita ha però il merito di aver scalzato dal podio della tristezza la coop-cola, che nostro suocero versa all'ignaro nipotino spacciandola per l'originale e esponendo il pargolo a clamorose future prese in giro (ricorderete tutti il compagno di classe con le scarpe da ginnastica mike) a scuola.


POLITICA - ogni volta le vacanze riescono a far vacillare le solide fondamenta dei nostri valori politici. prima il rigurgito delle più becere istanze leghiste: niente, alla fine anche qui sono inequivocabilmente terroni. è vero che ci si avvicina a roma-ladrona e quindi macchine parcheggiate come capita, gente che urla da un tavolo all'altro, tamarraggine diffusa, file saltate, persone che occupano gli ombrelloni altrui con nonchalanche e legge del più forte/più furbo ovunque sono l'assoluta normalità. ci sorge però il sospetto che tutta l'italia sia terrona o addirittura, ma non vogliamo nemmeno fermarci a pensarlo in maniera più approfondita, che lo sia il genere umano di default. poi ci tocca difendere anche fini, protagonista di un episodio di cronaca orbetelliana proprio in quei giorni. abbiamo visto l'hotel dello scandalo, ove la sua scorta alloggerebbe per mesi a spese della collettività: una normalissima e decorosa pensioncina a tre stelle. i populisti dovrebbero decidersi: o i poliziotti dormono in macchina o ci risparmiate il predicozzo sulle loro disumane condizioni di lavoro.


ROTONDA SUL MARE - la nostra frequentazione con gli stabilimenti balneari era ferma ad una ventina di anni orsono, quando i bar offrivano al massimo qualche brioche confezionata, tre tipi di gelato (noi abbiamo una nostalgia canaglia per il magic lemon) a prezzi clamorosamente gonfiati e, almeno i bagni più attrezzati, anche un paio di varianti di piadine e panini. oggi invece vediamo che quasi tutti hanno fiutato l'affare di fare il ristorantino visto che mangiare col sottofondo delle onde ha sempre il suo perché. ovvio che questi esercizi puntano tutto sull'atmosfera: probabile che la frittura contenga anche pezzi di copertone e qualche conchiglia, ma sembra tutto comunque così buono. abbiamo apprezzato l'obbligo di indossare la maglietta al tavolo (un avventore palestrato non capiva il perché della semplice norma di educazione, così  noi abbiamo potuto consolidare la nostra particolare forma di razzismo secondo cui uno così non ha mai letto un libro in vita sua), ma abbiamo anche visto scene che ci hanno ricordato il miglior patrizio roversi che in un film girava ovunque con l'autoradio sotto al braccio. oltre ai 3/4 stabilimenti organizzati, la feniglia è infatti essenzialmente una lunghissima spiaggia libera. passi per borse e preziosi beni personali, ma non credevamo di poter vedere tante persone andare al ristorante a pranzo portandosi dietro pure l'ombrellone.


SFIDA GASTRONOMICA - le porzioni marchigiane rimarranno sempre un bel ricordo, ma non pensavamo di assegnare una vittoria abbastanza netta alla toscana. il pesce ci è sembrato più buono, addirittura senza confronto la carne. ci è sorto un sospetto: sarà mica che l'olio toscano, di cui tutti i piatti sono lievemente ricoperti e che renderebbe saporito anche le nostre triste fettine di seitan, è da considerare doping?


DAINI - una delle situazioni più attese della vacanza era l'incontro con i daini, che, a leggere le guide turistiche, si muovono liberi e numerosi nella pineta alle spalle della spiaggia. noleggiata la mountain bike in albergo (naturalmente a pagamento: era lì, inutilizzata a prender ruggine da soli due anni, perché non monetizzare la bizzarra richiesta del turista in calzoncini?), abbiamo attraversato tutta la boscaglia, senza incrociare alcun animale simile a bambi (lasciamo agli zoologi la distinzione, ai più sconosciuta e giustamente di nessun interesse, fra daini, caprioli, cerbiatti, stambecchi e cervi). sfiancati da ore di pedalata, proprio al termine della riserva naturale, abbiamo finalmente trovato i nostri simpatici mammiferi. che, a saperlo, arrivavamo in macchina sino all'altra entrata. del tutto abituati alla presenza umana e dimostrando vera intelligenza, i dolci animaletti vanno a scegliere il cibo più appetitoso fra i tanti portati dai turisti. non ce ne voglia il nonno che aveva con sè due sacchetti di pane vecchissimo, ma secondo noi il daino ha fatto bene a snobbare la sua graziosa nipotina e a correre da chi aveva appena aperto un bel sacchetto di macine del mulino bianco. forse certi cibi non saranno così sani, magari non sono così nutrienti, ma almeno sono buoni e tanto dobbiamo morire lo stesso: ecco, lo capiscono pure i daini e non quelli di legambiente.

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