lunedì 12 novembre 2012

Lettera al Ministro dell'Istruzione

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(di Luca Mazzara)

Onorevole Ministro,

Oggi, si, anche oggi, pensavo a Lei. E ai suo predecessori. Tutti, chi più chi meno si sono distinti per la capacità di distruggere l'istruzione e mortificare i precari. Ma arrivando dopo la Gelmini, lei ha avuto un'occasione d'oro. Poteva passare per il Re Mida dei Ministri, le sarebbe bastato fare una qualunque cosa, anche banale, anche insignificante, ma sensata, per passare per un finissimo stratega. Avremmo detto di Lei che era capace di trasformare in oro, ciò che Mary Star aveva trasformato in m...a. Voglio dire, dopo il peggio si può solo migliorare. E in effetti lei qualcosa ha fatto... Infatti la ricorderò come il ministro che ha... distrutto l'istruzione e umiliato i precari. Come tutti gli altri.

In una recente intervista ha detto che il problema più grande del Suo mandato è stata l'edilizia. Ha detto che nelle classi ci sono ancora i banchi di fòrmica verde di quando lei andava a scuola.

Ho provato pietà per Lei. Mi si è stretto il cuore sà... Mi son detto "ma che infanzia triste e brutta deve aver avuto, Profumino, per ricordare solo i banchi? Non un bidello, non un compagno di classe, non un maestro o un professore... Ma il banco, il banco verde". L'ho immaginata, per tutti i lunghi anni della sua triste carriera scolastica con gli occhi bassi, sempre fissi a guardare quel banco. Sempre verde. Sempre più vecchio e rotto. Senza amici, senza il conforto di un bidello sulla porta del cesso (dove, almeno lei, poteva trovare carta igienica ancora comprata dalla scuola e non portata da casa) senza, probabilmente, neppure la possibilità di innamorarsi della compagna di classe più carina, quella che tutti quanti abbiamo amato, prima e dopo Venditti.

A quel bambino triste e con gli occhi fissi sul banco verde e senza un computer su cui smanettare vorrei raccontare una cosa. Oggi, anche se ho superato abbondantemente le 24 ore lavorative, sono tornato a scuola. Una bambina mi ha detto "Luca ti amo", l'altra, mentre insegnavo le parole della canzone di Natale, è partita dal fondo della classe per stamparmi un bacio in fronte, con un modo di fare che... mamma mia, la doveva vedere. Quel bacio era per il suo maestro eroe, e nient'altro importava in quel momento, neppure la canzone. Poi quando ho detto che dovevo andare via, in una scuola lontana, in montagna, un bimbo mi ha detto "aspetta, ti faccio la mappa". Lei è così tecnologico... chissà se in queste cose vede qualcosa di pedagogico, o anche solo di bello, di umano...

Più tardi, arrivato alle medie, confesso di aver dato una nota sul diario... ma abbiamo anche riso, scherzato, suonato e cantato.

E sa qual è la cosa buffa? tutto questo è avvenuto su banchi verdi di fòrmica, senza nessun computer tra i piedi (si, ok, tranne il mio portatile, che mi porto sempre da casa perché la scuola non può certo fornirmene uno come avviene nel resto d'Europa...). Ma noi non ci siamo neppure accorti che i banchi erano verdi. Abbiamo volato con la fantasia, con la musica e con le emozioni. Siamo stati assieme, e abbiamo riso, e siamo riusciti a farlo anche se abitiamo in questo cazzo di paese dove i nostri genitori vengono massacrati dalle tasse, dove i figli vengono insultati dal Ministro di turno, dove gli esodati e i precari sono fastidiose spine nel fianco, e non esseri umani. Dove un mio collega, pochi giorni fa, si è suicidato per colpa di una politica vergognosa. Dove i politici sprecano i soldi che il popolo guadagna col sudore della fronte e a volte, anche perdendo la vita. Abbiamo riso lo stesso. La speranza è l'ultima a morire. Anche in un paese di merda. Anzi, mi scusi, di merdosi al governo. Perché l'Italia è bella... bella e impossibile.

Ministro, la prego, si iscriva di nuovo a scuola, lo faccia per me, e per il piccolo Profumo che ancora abita dentro Lei. Faccia in modo di finire in una scuola disagiata (non vada alle private, per favore...), con insegnanti precari, e mi chiami per fare il progetto di musica così arrotondo un po' lo stipendio. Giuro che farò tutte le magie del mondo per farla ridere, giuro che sarò il suo maestro mago eroe preferito, giuro che le farò vedere la scuola che Lei non ha mai visto né vissuto. E la ascolterò quando parla, e se lei non riesce, dirò io alla compagna di classe più carina che lei vorrebbe star seduto accanto a lei.

Ministro, io amo la scuola, e se le giuro questo, può starne certo, lo farò. Anche senza computer, e anche sui banchi di fòrmica verde.

Ho dedicato la serata ad un hobby, ed ho scritto troppo. mancano pochi secondi a mezzanotte, torno sulle lezioni di domani, prima di andare a letto. Non sia mai che qualcuno dica che lavoro troppo poco.

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