mercoledì 12 dicembre 2012

Teste rialzate, mojitos e voglia di Albenga




Non ricordo bene quando sia successo, ma mi ricordo perfettamente come.
Ero a passeggio, sotto casa mia e sapete come succede no? Saluti la lattaia, il barista, il panettiere, i vicini di casa, qualche genitore di compagni delle catarros, bello, bellissimo.
Solo che ad un certo punto mi è venuta in mente albenga, quando per fare da casa mia al centro storico capitava che ci mettevo 1 ora.
E mica perché camminavo piano o perché facevo 5 km eh? Perché mi fermavo con uno, salutavo l'altra, due parole con tizio e così andare.
Ad albenga, dopo 30 anni, conoscevo tutti, come tutti conoscono tutti, ad albenga.
Ed in quel momento, sotto casa mia, ho realizzato che cazzo, albenga mi mancava, mi mancava tantissimo.
E non parlo di monumenti, battistero, bradisismo, assessori e aperitivi, no.
Parlo della gente, del passeggiare ad minchiam e incontrare amici, parlo dell'andare in certi bar convinto di trovare qualcuno con cui stare 10 minuti per un caffè.
Parlo del sentirmi parte di una comunità, come è inevitabile che succeda ad albenga come dovunque, dopo che ci passi 30 anni, dopo che vedi persone che ti conoscono da quando sei nato, da quando vedi persone che conosci da quando sono nate.
Credo si chiami senso di appartenenza, più o meno.
E dopo il matrimonio per un po' ad albenga ci tornavo, famiglia, lavoro, amici, la partita di pallone al sacro cuore.
Poi la mia famiglia ha tagliato certe radici ad albenga, mi sono trasferito in un altro ufficio, gli amici li vediamo raramente e a metà strada.
La partita al sacro cuore poi, non ne parliamo; conosco ogni centimetro di quel campetto, degli spogliatoi, del cortile dell'oratorio. Giocare a pallone lì (a metri 50 da “casa mia”) ha sempre voluto dire ritorno, ricordo, crescita.
Poi ci siamo evoluti ed abbiamo iniziato a giocare a ceriale che c'è il sintetico, poi dopo anni che volevamo fare un torneo ne abbiamo trovato uno sempre a ceriale ma hanno preferito continuare a giocare con gente che non sopporto ed io non vado più.
E tutto questo mi è venuto in mente mica perché a finale io ci stia male eh, anzi; dopo 7 anni si inizia a conoscere un po' di gente pure lì, nel quartiere, dalle scuole, il bar per le partite, mi piace la zona in cui viviamo, è comoda e tranquilla.
Ma mi fa tornare in mente albenga, i miei primi 30 anni passati là e me ne fa sentire la mancanza.
Sarà che avvicinandosi i 40 uno fa dei bilanci, ma bon, ad un certo punto ho sentito il bisogno di albenga, come una volta.
In più mi ero reso conto che al netto degli impegni lavorativi e famigliari, il mio tempo libero, che ho la fortuna di avere ed in buona quantità, era apatico, ripetitivo, arido.
E questo si rifletteva anche sul resto, mia moglie stessa capiva che mi stavo inaridendo.
Quindi ho scritto a davide.
Davide è uno che conosco da ragazzino e suona e canta ed incide dischi.
Davide oltre a questo organizza con una associazione un festival di musica e teatro, ad albenga.
Davide, forse, poteva aiutarmi.
E davide mi ha detto cazzo si, vieni alle riunioni, fai quello che riesci, troverai il modo di renderti utile e sarà una gran bella esperienza.
Quindi mi sono presentato a casa sua, con un paio di birre, la prima sera a vedere un po' cosa succedeva, cosa potevo fare e cosa potevano fare per me.
E mi sono sentito accolto, certo ero favorito dal conoscere parecchie delle persone presenti, ma mi sono sentito accolto e da subito parte di un gruppo.
Un gruppo che quando si tratta del festival Su la testa lavora compatto, anche se fatto da tante teste spesso diverse, a volte in contrasto.
E sono andato alle riunioni, ho cercato di rendermi utile, ho cercato di essere disponibile.
Ho fatto il giurato ad una selezione per scegliere chi avrebbe suonato al festival. Bene.
Roba da non credere oh, io che mi trovo ad ascoltare musica con una birra in mano non dico per lavoro, ma come parte di un progetto che và oltre al mio piacere personale. Bene.
E poi sono arrivati i 3 giorni del festival.
Mi ero ripromesso di dire sempre si a chi mi avesse chiesto una mano, ci ho provato almeno.
E già dalla prima sera SBAM ecco albenga, riecco albenga, rieccomi ad albenga.
Non era ancora finita la prima serata che avevo rivisto un pacco di gente che non vedevo da decenni, gente che non vedevo da quando ero ragazzino.
E poi nella festa dopofestival ho imparato un sacco di cose: ad affettare il prosciutto ed il salame, a fare i mojito, a spillare la birra. Tutte cose in cui ero competente si, ma solo in una fase successiva alla preparazione, diciamo.
Ed anche se gravitavo sempre e solo nel centro storico, in poco tempo mi sono riappropriato della sensazione di essere albenganese ed era fantastico, non sentivo la stanchezza, davvero, l'idea di fare qualcosa AD albenga e PER albenga mi dava un'euforia che non credo proverei con nessuna droga.
E sono stati 3 giorni realmente intensi, fatti di abbracci, conoscenze, cocktails, birre, sguardi di intesa.
Senza contare poi che c'era della musica da sentire e del teatro da vedere e degli artisti da far sentire a casa loro.
Il bello di Su la testa è proprio la possibilità in un contesto piccolo e, diciamolo senza negatività, provinciale come albenga, di creare un clima familiare che non crei barriere tra chi è sopra e chi sotto al palco.
E poi, a mero titolo di esempio, aver parlato anche solo 10 minuti con il maestro armando corsi del centro storico di genova e di quello di albenga, beh per me piccolo appassionato di musica è già un regalo sufficiente per un 3\4 natali.
Ho cercato di calarmi in questa dimensione familiare, ho cercato di essere sempre gentile e sorridente e non ho fatto alcuna fatica a riuscirci, perché i miei “colleghi” lo erano e tutti facevano del proprio meglio per accogliere gli altri.
Ed alla fine, sabato notte intorno alle 2, nel salone del palazzo antico adibito a bar, mentre pestavo lime e zucchero di canna ho alzato gli occhi ed ho visto il salone stracolmo di facce contente, ho sentito nella sala attigua due musicisti blues cantare got my mojo workin', ho sentito di fianco a me gioia ed affetto.
Ed in quel preciso istante ho pensato CAZZO, finalmente sono tornato a casa.
Mi sa che davide aveva ragione.

Grazie Zoo
Grazie Albenga
Su la testa!!

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