giovedì 20 dicembre 2012

Vecchi amici che diventano vecchi atto quinto

E proprio sullo scadere, che tipo domani magari finisce lo munno e siamo tutti del gatto, chiude la carrellata di abbelinati che nell'anno bisesto 2012 ha compiuto 40 anni il Conte.

Il Conte fa parte insieme a tutti i precedenti protagonisti dei miei raccontini, di quel gruppo di persone con cui sono cresciuto (ed invecchiato), a partire da età tenere, molto tenere.

Con il Conte ci conosciamo grazie, tanto per cambiare, agli scout da quando avevamo 12\13 anni e credo sia uno degli esempi più fulgidi del mio essere una persona scevra di pregiudizi quando si parla di amicizia.
Perchè apparte le scelte politiche, sia quelle di vecchia data che le alleanze più recenti, apparte che di musica non gliene è mai fregato una cippa, apparte che al massimo ascoltava venditti (all'epoca in cui lo ascoltavo anche io eh), apparte tutto questo, il Conte era juventino.
Era.

Poi equilibri familiari delicatissimi lo hanno portato a tifare altro, che io me lo ricorderò sempre, facevamo le medie, massimo prima superiore, che stavo organizzando una partita juventini contro milanisti e gli dico Giochi? e lui mi confessa l'atroce delitto.

Il Conte che nel giorno in cui la sua squadra del cuore vinse il giro d'italia ehm no il campionato venne a scuola con un maglione recante i colori (tanti)(troppi) della sua squadra del cuore.
Un maglione di lana merinos.
A metà maggio.
Ma d'altronde.

Il Conte che quasi mi salta alla gola la volta che dopo il derby perso dalla sua squadra del cuore (brrrrrrrrrrrrrraaaaanccccooooooooooo) mi vide indossare (solo ed esclusivamente per menarla a lui)(ma non solo dai) una sciarpa della fossa dei grifoni
Il Conte centrvanti innamovibile dei rossi, per anni, uno di quelli che la partita la sentiva di più, dopo di me chiaro. 
Il Conte a Londra, mani dietro la schiena, camminata nobile (e del resto) e movimento rapidissimo per nascondersi dietro un lampione e vomitare le (tante) birre.
Il Conte seduto di fianco a me dal parrucchiere londinese mentre per celebrare la fine del liceo e l'inizio dell'età universitaria ci facciamo tagliare i capelli a zero (Capitan Buffa si tirò indietro sul più bello).
Il Conte a Pavia, festa universitaria, siamo una bella carovana da genova, siamo già belli pienotti, si fa una capatina al pub.
Gira, incontrollata una voce "oh ragazzi, laggiù c'è max pezzali".
Gridolini delle ragazze, sicumera dei ragazzi (avevano appena ucciso l'uomo ragno).
Si crea capannello attorno a max pezzali.
Ad un certo punto, col suo montgomery impeccabile ed il cappuccio sulla testa come un Templare, il Conte sfonda il capannello (io c'ero, io ho visto) e impavido si para davanti alla star (max pezzali)(si fa per dire).
Ah tu sei quello degli 883? maffigurati va, mavaffanculo, figurati se sei tu! (io c'ero, io ho visto, io ho sentito) Ed allora se sei tu quel coglione biondo che balla sul palco dove lo hai lasciato eh?? (io c'ero, io ho visto, io ho sentito).

Il Conte persona meravigliosa, con cui discutere, anche animatamente, di tutto, soprattutto delle tante cose su cui la pensiamo diversamente; il Conte persona passionaria, che si scalda in un attimo, le mie preferite.

Il Conte, come me, come tanti dei nostri amici, che piange la scomparsa del padre, quasi come se per un disegno altrui dovessimo condividere, tra le tante cose, anche questa.

Il Conte padre, padre di un bambino nato nel suo stesso giorno, che oggi compie un anno e che sono sicuro ha già fatto perdere la testa a suo papà.

Il Conte che chiude questa vagonata di quarantenni che a pensarci sembra incredibile, quanto eravamo abbelinati da ragazzini.

L'altra sera con Capitan Buffa si rifletteva su come magari avremmo potuto spendere i nostri anni giovanili in modi diversi, facendo cose, andando in giro, mentre in realtà, e chi lo sa se è un bene od un male, ci siamo sempre bastati molto a noi stessi. Eravamo assieme, a scuola, a giocare a calcio, in parrocchia, ovviamente i sabati sera, sotto tavoli di ristoranti, alle sagre, se non sempre spesso, molto spesso.

E ci stava bene così, perchè, e lo penso tuttora, alla fine nella vita uno credo si ricordi molto di più le persone con cui è stato che i posti dove è stato.

Soprattutto se è fortunato come me, ad avere persone così da ricordare.




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