mercoledì 27 marzo 2013

Mi chiamo Tomaso Bruno - Settima parte








Ringrazio Marina, la mamma di Tom, che mi ha autorizzato a pubblicare questa serie di manoscritti che suo figlio le ha scritto dal carcere di Varanasi, dove si trova da più di 3 anni, con l'accusa di aver ucciso insieme ad Elisabetta Boncompagni il loro amico Francesco Montis.
Vi chiedo di condividere questi post e di farli leggere a più persone possibili, affinchè tutti o quasi sappiano dove si trovano ora due nostri connazionali. 

La lontananza

Quest’ultima parte del mio racconto è dedicata al mio paese ed ai miei amici semplicemente per il fatto che è proprio grazie a loro che io mi sento vicino a casa, nonostante le migliaia di chilometri che ci separano. Quando è uscita in Italia la notizia del mio arresto avevo paura che chi non mi conosceva, potesse credere alle accuse che mi erano state rivolte. Sia chiaro, in vita mia non ho mai dato troppo peso al giudizio della società, ma in prospettiva futura, il dover convivere con il sospetto di essere un assassino avrebbe potuto crearmi qualche problema, soprattutto in un paese relativamente piccolo come Albenga. Sapevo, ed ero certo che i miei amici di sempre non avrebbero mai e poi mai creduto a tutte queste false accuse, ma non pensavo in una reazione così decisa e convinta che ha trascinato con il suo entusiasmo tutta la comunità dalla mia parte. Sono sicuro che ci sarà qualche malpensante, ed è giusto che sia così, ma sono il classico granello di sabbia nel deserto. In questi due anni ho ricevuto centinaia di lettere che mi hanno fatto sentire come a casa, c’è chi mi ha raccontato le cose di tutti i giorni, chi le vicende dell’Inter e chi, a sorpresa, ha avuto il non facile compito di annunciarmi l’arrivo di un figlio. Tutte queste piccole cose, semplicemente scritte su un foglio di carta, hanno avuto un ruolo fondamentale, mantenendomi a contatto con il mio mondo. E poi i concerti, le raccolte di firme, le tantissime iniziative in mio sostegno mi rendono orgoglioso e mi danno un motivo in più per non mollare, non lasciarmi andare…ho fantasticato per ore ed ore sul giorno del mio ritorno e sono sicuro che quando questo succederà sarà bellissimo. Non so se basterà una vita per sdebitarmi ma sto cerando già da ora di fare del mio meglio per ripagare tutta questa fiducia. Inoltre il sostegno degli amici non è stato solo pubblico, ma anche soprattutto privato. Tutti si sono stretti intorno alla mia famiglia, l’hanno sostenuta in tutti i modi aiutandola ad affrontare questa durissima situazione con serenità.


Varanasi, ottobre/novembre 2011

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