venerdì 12 aprile 2013

Scoutismo e Scelta Politica





















Quando andrea mi ha proposto di andare alla riunione di comunità capi del gruppo tovo – loano a parlare di cittadinanza attiva e di scelta politica, dopo aver accettato ovviamente con gioia ed orgoglio, mi sono accorto che, in tutti questi anni di lavoro, le due parole “cittadinanza attiva” mi hanno sempre smosso ben poco, non certo per quello che sottointendono, ma proprio per una semplice e banale questione di scelta dei termini.
Sarà, forse, perché a me 'ste due parole insieme ricordano una pubblicità di yogurt, una cosa tipo “grazie al bifidus essendis ed ai suoi principi di cittadinanza attiva, ho ritrovato la mia regolarità intestinale”, detta dalla marcuzzi di turno.
Sarà, più seriamente, perché il concetto, il valore della cittadinanza attiva, per noi scout è fortemente radicato nella nostra associazione, ma con termini diversi.
Si, perché a noi scout, si sa, piace dare nomi nuovi alle cose, quindi cittadinanza attiva, in associazione, si chiama e si vive in diversi modi.
Ad esempio, nei lupetti, ci viene insegnato a fare DEL NOSTRO MEGLIO.
Ad esempio, noi scout conosciamo bene il motto estote parati, cioè ESSERE PRONTI.
Ad esempio, nella branca r\s la parola più ricorrente è SERVIZIO
DEL NOSTRO MEGLIO per ESSERE PRONTI a SERVIRE
non è già questo un fantastico sinonimo di cittadinanza attiva?
Il motivo per cui sono stato chiamato a dare la mia testimonianza rispetto a questi argomenti, dipende in primo luogo dal mio lavoro, credo; io faccio l'assistente sociale e questo spesso è di per sé un passaporto di cittadino attivo, che spesso viene assegnato con superficialità.
Io non mi sono mai ritenuto migliore di chi fa lavori diversi dal mio, in nessun campo, tantomeno in quello della chiarezza delle scelte Politiche. 
Ed inoltre, la mia scelta di 20 anni fa rispetto agli studi da compiere è si molto legata al mio cammino scout, ma non (solo) nel modo romantico che si può pensare; reduce da una fallimentare esperienza universitaria in una facoltà di economia, mi ero reso conto che tra le poche cose che mi funzionavano nella vita, una, se non la prima, era il mio essere scout, per cui mi avvicinai con interesse alla scuola di servizio sociale. Di questo abbinamento si accorse anche mio papà, che, molto deluso dal mio fallimento, mi ammonì, dicendo che non potevo pensare di fare lo scout di lavoro.
Oggi, 20 anni dopo, ancora lo ringrazio per quelle parole amare, che mi colpirono come uno schiaffo e mi diedero allora la forza per dimostrargli il contrario, mentre oggi mi suonano come molto vere e mi aiutano a distinguere professionalità e valori scout.
Altrettanto vero è però il fatto che il cammino scout porti naturalmente, durante il processo di maturazione che dal branco porta alla partenza, ad una scelta Politica e di cittadinanza, per la quale vengono costantemente dati riferimenti, richiami e strumenti.
La scelta politica che matura all'interno dell'associazione, non è ovviamente una scelta PARTITICA. 
Papa Paolo VI parlava della Politica (se capite il senso della maiuscola) come “la forma più alta della Carità”; altrettanto chiaro fu Baden Powell, che da sempre ha incitato i suoi scout a “lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato”.
Non è Politica questa? Carità, intesa come virtù teologale e non semplice beneficenza, miglioramento, servizio al prossimo.
Il cammino associativo innesta questi valori nei ragazzi, già dalla branca l\c. Il branco è un primo esempio di società civile, con le sue regole, i suoi valori e le sue gerarchie. Nel branco è importante il branco, nessuno escluso, dai cuccioli ammessi da poco, ai vecchi capi che faticano a procacciarsi il cibo. Questo è una prima lezione di quella che la giurisprudenza italiana chiama sussidiarietà orizzontale e che spesso viene richiamata proprio come fondamento sia dei servizi sociali che della cittadinanza attiva.
La Politica (maiuscola) è quella che caratterizza la nostra vita e le nostre scelte, sarebbe gravissimo limitarla al mero esercizio di un (inviolabile) diritto nel periodo elettorale. La Politica è qualcosa che parte da ciascuno di noi.
Trovo particolarmente stucchevole, proprio alla luce di quello che ho detto ora, il presunto raggiungimento di un traguardo forse nemmeno così importante quale il far fare politica in parlamento alla gente comune; prima di tutto perché il senso che do io al fare Politica non prevede necessariamente una elezione o un seggio o un qualsiasi riconoscimento di potere, bensì la consapevolezza dell'importanza di ogni nostro singolo gesto, a prescindere dal mio ruolo nella società. 
La politica che si fa in parlamento (se è chiara la p minuscola in entrambi i casi) non è un traguardo da raggiungere, né un premio, né tantomeno un diritto che tutti dobbiamo esercitare.
La politica partitica dovrebbe basarsi su una preparazione della materia e soprattutto, su una vocazione ben chiara e limpida.
Il fatto che la presenza di persone oneste e completamente inesperte sia vista come un trionfo “della gente comune” denota un forte scollamento della politica dalla cittadinanza, una grave crisi morale di chi occupa da anni questi posti, ma favorisce l'ulteriore abbassamento del livello qualitativo della politica stessa.

Non credo ci serva gente normale in parlamento, bensì che la gente normale inizi a dare il buon esempio sempre, a prescindere dalla visibilità.
L'assunzione di responsabilità a cui ognuno di noi è chiamato è la prima e basilare scelta Politica che dobbiamo fare, ogni giorno.
Il fatto che io come assistente sociale abbia la possibilità di mettere in pratica quotidianamente determinati valori e principi che stanno alla base di molti discorsi sulla Politica, non mi rende, come detto, migliore di altri, bensì più fortunato.
La fortuna sta nel fatto che il mio percorso di scelta nell'ambito dove lavoro è codificato in maniera chiara mentre chi opera in ambienti e contesti del tutto diversi fatica maggiormente a crearsi tali codici e paletti di riferimento.
Ho anche però meno possibilità di svicolare da certe scelte e meno tane in cui nascondermi.
A costo di essere banale, credo fortemente nello strettissimo rapporto tra gli eletti e gli elettori. Credo che le rappresentanze politiche di un popolo siano un specchio fedele, fedelissimo delle qualità del popolo stesso.
Pertanto, la nostra scelta Politica, per quanto possa sembrare ininfluente, non può che diventare la base e le fondamenta di una nuova costruzione, morale e valoriale, dove ognuno possa dare il suo contributo facendo del proprio meglio, dove ognuno possa offrire le proprie doti essendo pronto a servire chi ne ha bisogno.
Le realtà del nostro territorio, in special modo a tovo san giacomo, rendono questa strada non dico obbligata, ma di sicuro assolutamente consigliabile.
Lo stile di vita e la mentalità contadina che ancora oggi hanno una forte influenza nella valle, combinata con i valori di cui sopra, può aprire la strada ad un nuovo significato di Comunità e di Politica. Il contadino che ha solo galline ed uova ed il contadino che coltiva solo patate possono ignorarsi e sopravvivere, ma interagendo possono, semplificando brutalmente, scoprire la soddisfazione di una buona frittata di patate.
La mia vita è stata condizionata dall'onnipresente spirito di condivisione che respiro ogni volta che torno in questi posti.
Questa è la scelta Politica a cui tutti noi siamo chiamati a dare risposta, capire in che modo il vivere in un luogo possa determinare i nostri atteggiamenti verso quel luogo ed i nostri vicini,  a partire da casa nostra.
Per quanto, mille volte, in maniera spesso esagerata, mi senta dire quanto il mio lavoro dimostri la chiarezza dei miei valori e delle mie scelte, sono assolutamente convinto che la scelta Politica più importante io la verifico alla sera quando metto a dormire le mie figlie e grazie alle mie azioni posso o meno guardarle negli occhi senza vergognarmi.
E cerco sempre di tenere presente i punti cardinali che lo scoutismo mi ha lasciato.
Al giorno d'oggi ha senso fare del nostro meglio? Sembrerebbe di no, anzi; al giorno d'oggi la competizione non è a chi salta più in alto, bensì il dimostrare che l'avversario scende più in basso di noi. L'asticella morale che una società civile dovrebbe tendere ad alzare costantemente, oggi viene lentamente ed inesorabilmente abbassata, al grido di “io ho fatto questo, PERÒ lui ha fatto peggio!!”. È questo ciò che intendevamo quando ai nostri lupetti davamo le prede per la loro progressione personale?
Lo scoutismo ci invita a uscire da questa logica perversa e a testimoniare con determinazione la nostra tensione verso l'alto, con la stessa forza con la quale il mio lavoro cerca di far tendere l'utenza all'autodeterminazione ed al pieno raggiungimento di sé.
Come il cucciolo cresce e diventa ragazzo ed infine uomo, ognuno di noi ha le capacità di percorrere il proprio percorso di maturazione che lo renda, infine, in grado di guidare la propria canoa e di scegliere sempre la strada giusta, come ci ricorda la forcola della partenza.
Pertanto riempiamo il nostro zaino e mettiamoci in cammino, che come diceva il mio capo clan, è tardi da pazzi! 



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