lunedì 9 marzo 2015

Le sedie dondolano ancora!!! (Rocking Chairs - Spazio Teatro 89 - Milano 6 Marzo 2015)



No sad goodbies (sul treno per milano)
C'é stato anche se a raccontarlo oggi magari non ci crede nessuno, ma c'é stato un periodo in cui la musica americana aveva messo in italia delle radici credibili.
Un manipolo di valorosi ne teneva alta la bandiera con quel suono che rimandava alle note mitiche di gruppi storici, con le chitarre che si sfidavano sfrontate ed incuranti dei passaporti, con quel sassofono che dai, lo sappiamo chi ci ricordava quel sassofono su.
E alla guida del manipolo una voce scura, nera, che ci scavava dentro.
Perfino nella deserta ed arida provincia ligure degli anni 90 era arrivato, da lontano per carità, l'eco delle avventure dei rocking chairs.
Una storia epica fatta di dischi e canzoni e collaborazioni e duetti che avevano avvicinato quella mitologia a stelle e strisce anche a noi umili servi dei bassifondi della periferia dell'impero.
Una storia che sta ripartendo che sta risvegliando quei suoni e quei sogni in uno scenario musicale non certo esaltante ma sicuramente ricco di molte piccole epiche magnifiche storie come quella dei RC e soprattutto che dalla storia dei RC hanno preso esempio ispirazione e voglia.

La strada per la giustizia (riflessioni pre concerto)

I RC per me erano un nome mitico che, come detto sopra, avevo sentito narrare da lontano.
Restavano, chiaro, i loro, grandi, dischi, restavano i grandi musicisti che erano andati a calcare palchi via via più grandi, restava un po' di amaro in bocca per vedere dischi nettamente inferiori a quelli dei RC sfondare sotto l'etichetta di "rock italiano", mentre Freedom Rain, Hate and Love Revisited e New Egypt restavano diamanti purissimi nascosti e sconosciuti ai più.

Restava, soprattutto, la voce di Graziano Romani, carismatico frontman dei RC, che portava avanti una carriera solista con dischi bellissimi in italiano (storie dalla via emilia) ed in inglese (up in dreamland), con tributi alle sue passioni (soul crusader) ed al suo passato (lost and found).
Graziano l'ho seguito per anni, appasionandomi alla sua musica ed alla sua voglia di portare avanti un discorso di qualità, che affondasse i piedi nella musica che da sempre ama, senza però rinunciare a guardare avanti.
L'ho visto sputare sangue durante i concerti, per un pubblico di appassionati che lo portava in palmo di mano e probablmente sopperiva con il suo entusiasmo all'aspetto numerico.
Gli ho visto prendere decisioni probabilmente giuste ed intelligenti anche se non ne ho apprezzato il risultato finale (i dischi sui personaggi dei fumetti).
Fondamentalmente, gli ho voluto bene e ho sempre tifato per il suo successo, anche quando appunto faceva dischi che mi interessavano poco, come poco mi hanno sempre interessato zagor o tex willer.

Restava però inespresso un senso di mancanza e di ingiustizia, per quella che in un mondo almeno musicalmente migliore di questo avrebbe dovuto essere la storia dei RC, per il loro gusto e per la loro capacità di suonare rock come pochi in italia.

Alla fine, la reunion era sembrata per anni talmente improbabile, da essere ormai solo un sogno di pochi, irriducibili romantici.

Ma la storia dei RC doveva avere almeno un altro capitolo, quindi il sogno era diventato realtà e dannazione, dovevo per forza farne parte.

Pioggia di libertà (sotto il palco)

Nel piccolo e meraviglioso spazio teatro 89, si respirava un'atmosfera elettrizzante, venerdì.
Tanti amici, molte facce viste e riviste durante gli anni, spesso proprio conosciute ad un concerto di Graziano.
Si respirava aria di Evento.

Come gustosissimo antipasto edward abbiati e francesco bonfiglio dei lowlands, uno dei gruppi che raccontano una storia che proprio dai chairs prende spunto, per sudore, coerenza ed umanità dei componenti, ci incantano con alcuni pezzi acustici. Certo vederli qui in formazione super ampliata coi fiati sarebbe stato grandioso, ma mi accontento di queste bellissime versioni, raccolte ed intime.

Grande, grandissimo concerto, i RC a distanza di anni e con ancora pochi show alle spalle in questa reunion, girano già a mille, dimostrando di essere un gruppo fantastico, che sa spaziare dal rock più duro al soul più nero, passando per le ballate.
La voce di graziano è precisa e puntuale, dopo anni passati a tirare la carretta con gruppi di gente in gamba (tedeschini resta un grandissimo chitarrista) ma sofferenti di troppo turnover, il non doversi preoccupare di coordinare la band, compito che nei RC è quasi superfluo dato l'affiatamento e che comunque è nelle mani di mel previte, gli permette di concentrarsi sul cantato. 
Quindi la sua voce, calda ed espressiva riempie le canzoni delle molte sfumature di cui è capace.
La sezione ritmica è micidiale, un'ossatura del genere fa la fortuna di chiunque: rigo e robby sono dei metronomi capaci di imprimere ad ogni brano il loro inconfondibile marchio; li avevo visti suonare con willie nile, in una serata stupenda, ma con questi pezzi giocano in casa e sono imbattibili.
Ottimo l'apporto di franco borghi, pianoforte ed hammond che danno alla musica quel tocco soul molto asbury park; imprescindibile max marmiroli, uno dei primi sax italiani a fare il rock, ancora oggi uno dei migliori.
Mel previte infine è il faro del gruppo, chiama i pezzi, gestisce gli stacchi e suona divinamente.

Scaletta che ripercorre la carriera del gruppo sottolineando il talento di graziano, capace di mettere in quegli album non solo pezzi meravigliosi, ma brani capaci tranquillamente di reggere il confronto con i loro stessi punti di riferimento.

E poi, cazzo, il pubblico.
Ad un certo punto mi sono fermato a guardare la faccia di graziano ed ho ripensato ai locali semivuoti, alle piazze, agli show dove per N volte chiedeva partecipazione, alla sua fatica ed ostinazione nel voler coinvolgere il pubblico e non solo il gruppo di fedelissimi, di voler portare tutti con lui dentro il suo mondo fatto di soul, rock, r&b e tanto tantissimo cuore.
Ed ero felice per lui, perchè lo vedevo felice, coinvolto, circondato da un entusiasmo a volte travolgente, con il pubblico che da subito ha risposto alla grande.
Due ore belle piene, concluse con Burning, titolo che riassume il clima incandescente del teatro.
Una storia che meritava un capitolo come questo e che merita altre serate come questa.

Alla fine, nell'abbraccio con graziano prima di andare via, c'è forse il senso di tutto: un uomo contento, che in un qualche modo sente di essere tornato a casa e che stanco morto mi dice: CHE BELLO.



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