lunedì 27 aprile 2015

Little Town Blues - Vera Bonaccini




Non starò certo a tediarvi sull'importanza della poesia nella cultura odierna, perchè non ne sono in grado, ma nonostante questo, per motivi anche biecamenti opportunistici, da un anno circa mi sono avvicinato a questa forma d'arte che al giorno d'oggi è sempre più di nicchia.
Nel mio continuo interrogarmi su cosa voler fare da grande, scrittore, organizzatore, presentatore, astronauta o supereroe, ho avuto pure un paio di riconoscimenti per delle cose che insomma sono state classificate come poesie.
Il primo in una antologia di auto-necrologi, dove il mio è stato scelto insieme ad altri e pubblicato, l'altro in un concorso dove sono arrivato secondo.
Il che, a pensarci bene, non depone positivamente a favore della categoria dei poeti.
Il tutto per dire che sebbene la mia idea di poeta sia una via di mezzo tra de andrè e dylan, ho letto alcuni libri di versi, tra cui questo.
Vera, sempre tornando al discorso dell'opportunismo, collabora con la Matisklo, la casa editrice digitale che ha pubblicato il mio libro Scusa, Ameri; anzi, Vera è stata colei che ha corretto ed impaginato il mio libro, è stata la mia (ahahahahahahahahahah) editor.
Ovvio che guardi alle sue poesie con tanto interesse, molto affetto e pochissima obbiettività, però bisogna anche dire che prima di essere il mio (ahahahahahahahahahahahahah) editor, Vera è stata anche protagonista di un tot di altre cose che ho letto, visto e partecipato tutte belle, interessanti e stimolanti.
Vera scrive, dunque, scrive poesie, nel caso non lo aveste ancora capito.
Ha senso scrivere poesie oggi? 
Si, lo dico convinto, sia da tentato autore che soprattutto da lettore.
Ha senso se tali poesie sono al servizio di una visione del mondo cruda, realistica e poco incline agli sdolcinamenti fine a se stessi.
Ha senso se nell'equilibrismo di parole incastrate, il risultato non è un autocompiacimento masturbatorio, ma semmai un modo per sbattere in faccia in maniera inedita ed obliqua una verità vera, concreta, di sangue, carne, cemento e merda.
Ecco perchè Little Town Blues, a parte che il blues nasce dagli stessi posti dove vivo e lavoro io, è un'opera necessaria, se vogliamo avere uno sguardo completo di cosa ci circonda, se vogliamo uscire dalla rima cuore ed amore e capire che giocando con le parole si possono creare mondi molto interessanti e si possono togliere perbenistici veli alla realtà che ci circonda, alle storie d'amore tutte uguali, alle giornate senza fine e scopo, alle foto inutili date in pasto a rapporti solo virtuali.

C`è un che di rassicurante
Nel sentirsi fuori luogo
In ogni posto
 


Vera è fuori posto, perchè è dissonante, disturbante, è fuori posto perchè sbatte davanti a chi la ascolta un mondo senza tanti fronzoli e fiocchettini, sebbene l'armonia delle sue strofe sia spesso quasi musicale, queste righe stridono e infastidiscono, sono unghie su una lavagna fatta di luoghi comuni e moralismo, sono il bambino davanti all'imperatore nudo, sono pellicola fotografica senza filtri istagram.

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