lunedì 25 maggio 2015

Montagna: femminile plurale - Irene Borgna & Giacomo Pettenati



Come diceva Guccini? Ah si, Non starò qui a cercare parole che non trovo, giusto, bravo guccio.
Non starò qui a fingere di parlare di una cosa che mi piace, perchè in realtà non mi piace granchè e soprattutto sarei tutto meno che credibile come testimonial.
La montagna, le rocce, le catene innevate, il rumore dei passi, la vetta.
Niente, non mi hanno mai conquistato.
421232918 anni di scoutismo, gite, camminate, rifugi, ma nulla.
Io sono un tipo orizzontale, sia come andamento che come, spesso, posizione.

E quindi, come faccio a parlarvi bene di sto libro?
lo faccio perchè, fondamentalmente sono un debole e quindi da 7\8 anni le nostre vacanze estive le passiamo, tu pensa, in montagna.
Borghi sperduti, alloggi in borgate semideserte, rioni dimenticati da Dio.
La storia che bisogna far cambiare aria alle bambine funziona sempre e quindi alè, occitania, val maira, val gesso, una scappata un anno in valtellina.

Una settimana disintossicante che onestamente, a parte gli scherzi, serve eccome, un po' di quiete, aria buona, cibo genuino, niente traffico e tanta tanta pace.
Ma, temibile, all'interno di ogni settimana in montagna, ecco immancabile LA GITA.
Camminata per rifugi che capirete bene con due bambine di 6 e 9 anni mica può essere chissà che scarpinata, ma ahimè, sufficiente a spaccarmi in due come una statua antica di fronte ad un commando dell'isis.
La prima volta che la sperimentai vi dico solo che luvi aveva 3 anni ed io scappai per evitare di portarla sull'apposito zaino, lasciando l'incombenza a mia moglie.
Al sesto mese di gravidanza.
Ok, come premessa, per eliminare ogni possibilità che mi pensiate esperto di montagna direi che basta, no?

Lo scorso agosto, nella nostra settimana, abbiamo conosciuto Irene, che ci ha fatto da guida in una gita all'alpeggio, camminata di un'oretta, per raggiungere appunto una famiglia di pastori che d'estate salgono su col gregge per 2\3 mesi.
Le mie figlie si sono innamorate all'istante di Irene, specialmente Luvi che fresca di ingresso negli scout assorbiva ogni sua parola con espressione estasiata, tempestandola di domande ed in breve eleggendola a sua divinità delle vette.
Dopo 25 metri le aveva già entrambe per mano.
Io dopo 37 ho visto la madonna con delle piantine di genepi.

Ma sto libro, a parte tutto, è proprio bello, perchè il contesto non è certo il mio ideale, ma le storie che Irene e Giacomo raccontano vale la pena conoscerle; storie di donne che contro ogni logica hanno deciso di trasferirsi in montagna e trovare lì il modo per vivere, non limitandosi a sopravvivere.

Montagna che da tanto, ma che chiede altrettanto ed in anticipo, vita dura, sacrifici, rinunce, delusioni, tanto silenzio ma alla fine l'acquisizione di una forza imbattibile.

Si legge nelle pagine di Irene l'amore e l'ammirazione verso queste donne, dovuto soprattutto al fatto che lei stessa ne fa parte, giovane coraggiosa e determinata che parte dal mare e sale in alto, col sorriso bello e felice che le ho visto per tutta la giornata passata assieme, il sorriso di chi tra contratti a termine e mille lavoretti mai sicuri, è però nel proprio ambiente naturale di cui è innamorata.

Le pagine di Giacomo invece sono ricche di uno stupore inevitabile, per chi spesso non si aspetta di trovarsi di fronte a persone del genere.

Un libro che va via veloce come un cerbiatto su una scarpata (ommadonna), ma che ti conquista subito, perchè ti immerge in un mondo duro e quindi reale, ma te ne fa intuire la stupefacente bellezza.

Irene scrive meravigliosamente bene, con ironia e con la capacità di trasmettere le sue emozioni e le sue aspirazioni, i suoi scarponi la porteranno sicuramente in alto.



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