domenica 24 maggio 2015

Una piuma a babilonia - Redent Enzo Lomanno



C'è qualcosa di tremendo e allo stesso tempo consolatorio nei versi di enzo.

Come se qualcuno ci avesse portato dentro un involucro sicuro ad assistere ad un cataclisma e noi vivessimo contemporaneamente il terrore e la consapevolezza della nostra fortuna, nell'essere al sicuro.
Consapevolezza però che non deve lasciarci dormire sui cosiddetti allori, perché la babilonia nella quale enzo si immagina, non è così lontana ed il nostro involucro, forse, non è così sicuro.

Durezza, una durezza che non fa sconti e che non sfiora mai il paraculismo, a babilonia non si fanno prigionieri e le rime sono affilate, velenose, spigolose, feriscono e colpiscono duro; ma esiste, forse una via d'uscita.

Leggo, nelle poesie di enzo, la voglia di salvarsi, la voglia di portare in salvo da questo girone dantesco che ci ostiniamo a chiamare vita, gli affetti, gli sguardi, le persone care.
Per quanto abusato, il termine metropolitano calza a pennello ad enzo ed alla sua arte, così pregna di asfalto, segnacci di incidenti vecchi e nuovi, ma così desideroso di portarci altrove.

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