lunedì 18 gennaio 2016

Il Blues dell'Assistente Sociale



In un periodo della mia vita dove la passione per il mio lavoro è probabilmente ai minimi storici, arriva come un elisir questo pezzo del collega e soprattutto amico paolo.

Il blues dell'assistente sociale è proprio perfetto per definire lo stato d'animo che spesso mi attanaglia e che mi porta a lunghi esami di coscienza da cui esco spesso sconfitto e frustrato.

Un pezzo che profuma di texas e steve earle, un accostamento gratificante e che mi riempe di orgoglio come appassionato di musica, come professionista ed ovviamente come amico dell'autore.

Mancano a mio avviso almeno un paio di strofe dedicate a chi il blues ce lo crea e non parlo certo degli utenti, bensì di chi trae vantaggio nel metterci in difficoltà e chi specula e si approfitta del nostro tener fede al segreto professionale.

Lo smantellamento dello stato sociale a cui partecipano con entusiasmo le forze politiche, "culturali" ed economiche di questo paese ricorda scenari desolati e da grande depressione proprio come questo pezzo può essere accostato alle dolenti ballate di woody guthrie, che raccontavano quei tempi miseri.

Il brano si concentra sulla sensazione di fatica e sofferenza che ci portiamo dietro a forza di respirarla dai nostri utenti, con in più la rabbia di vedere il nostro ruolo strumentalizzato e soprattutto non capito dagli stessi.

"Provo a leggere con i tuoi occhi, ma a volte preferirei essere cieco", strofa durissima e meravigliosa che racchiude la grande verità del nostro provare sempre a calarci nella realtà di chi ingoiando bocconi amari si rivolge a noi e provando a volte il desiderio di non vedere quello che realmente sono il mondo e la realtà dove sono inserite queste persone.

Arriveranno ad odiarci, molti già lo fanno, altri si lasceranno convincere a farlo; in un gioco delle parti cinico e bastardo, ahimè, la nostra professione spesso ha interpretato ed interpreterà la parte del parafulmine, del punchball, dello spaventapasseri abbandonato alla mercè dei corvi.

Mi piacerebbe fare mia la frase sul continuare a lavorare duramente ma ho un rigurgito di onestà e so che potrei e dovrei fare molto di più.
So anche, ahimè, che non posso sempre nascondermi dietro al "non essere un santo", perchè non ne ho il diritto, però ogni giorno il senso del mio lavoro è meno a fuoco e questo non va affatto bene.

Comprate sto disco, chi lo ha composto ha un punto di osservazione del mondo interessante con cui confrontarsi.

Per info: pagina facebook

Ho azzardato una traduzione del brano, approvata dal suo autore, che vi giro qui

beh, ogni giorno sono in trincea
tu mi porti la sofferenza e credi alle bugie

continuo a dirti cosa è vero
e che ciò a cui credi sono chiacchiere e notiziari
sopravvivo
con il blues dell'assistente sociale

vuoi giustizia e cibo per tuo figlio
ma sei spaventata da ciò che sono

continuo a lavorare al buio
sapendo che sono tempi duri
sopravvivo
con il blues dell'assistente sociale
il blues dell'assistente sociale

non sono un diavolo nè un santo
devo affrontare lacrime e dolore
provo a leggere con i tuoi occhi,
ma a volte preferirei essere cieco
sopravvivo, sopravvivo, sopravvivo
con il blues dell'assistente sociale

questi tempi duri continueranno
e tu arriverai ad odiarmi

continueremo a lavorare duramente
ma questa professione
è abbastanza tosta per sopravvivere
con il blues dell'assistente sociale

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