martedì 10 maggio 2016

La verità è là fuori - Gli Alieni di Geddo sono qui




Esce oggi ALIENI il terzo disco di Geddo.

Ora questo non è un giornale musicale, ma un semplice blog personale, per cui sarà chiaro a tutti che io sono schifosamente di parte quando si tratta di parlare di Davide, ma la cosa non penso sia così importante, né soprattutto sbagliata.

Alieni è il terzo tassello di una discografia che ha regalato fino ad oggi due episodi importanti come l'esordio FUORI DAL COMUNE e soprattutto il bellissimo NON SONO MAI STATO QUI.

ALIENI rispetto ai predecessori fa un passo avanti e soprattutto uno di lato, smarcandosi da facili prosecuzioni e aggiungendo nuovi ingredienti ad una ricetta molto personale. Sono infatti evidenti le influenze di Geddo, specialmente da un punto di vista sonoro – musicale, ma non per questo si può trovare in una qualunque sua canzone un pedissequo rifacimento, anche solo mascherato da omaggio.
La maestria di Davide sta infatti nel mescolare con sapienza tutti i sapori che un vero appassionato di musica come lui coglie continuamente per reinventarli con gusto originale.

Alieni parla di persone, di situazioni, parla di alienazione, di distanze tra persone, parla di rapporti umani e tecnologia. Racconta come oggi per assurdo, la fobia della perenne connessione crei distanze e sconnetta dalla realtà. Per farlo, Geddo racconta 14 storie in equilibrio tra ottimismo e sconforto, speranza e rabbia.

Nessuna ricetta, solo qualche consiglio e riflessione sull'oggi e sui suoi protagonisti.

Apre le danze CHIARO, una spruzzata di funky che ricorda i pezzi della Bertè quando c'era Fossati ad aiutarla, per una lunga confessione su quanto la chiarezza sia importante quanto problematica da praticare; la difficoltà di comunicare, nell'era della comunicazione, paradosso che ci condiziona in qualunque tipo di rapporto. Chiarezza come elemento fondamentale per andare avanti, a prescindere da chi deve per forza dirti come la pensa su qualunque cosa, soprattutto su di te.

A combattere queste difficoltà, LAMPI DI SETTEMBRE ci suggerisce un viaggio, forse solo sognato, dove spogliarsi di tutto ed essere davvero noi stessi, in un rapporto esclusivo per crescere come coppia e come persone. Non si sa se questa situazione sia concreta, ma è sicuramente un invito a sceglierla come esempio e modello, in un contesto di libertà. Ad arricchire il pop-rock del brano, il flauto traverso di Francesca Rapetti, dei Gnu Quartet, che sottolinea la dimensione onirica del testo.

DUE è il primo singolo, uscito da un paio di settimane e continua il discorso del brano precedente, arricchendolo di elementi di realtà e di quelle differenze di coppia che possono essere ostacoli, ma più preferibilmente dovrebbero essere risorse di arricchimento reciproco. Le persone sono diverse, ma questo non impedisce loro di trovarsi e di costruire qualcosa; non sono le differenze, ma la volontà di affrontarle il punto focale della questione.

Con CAMMINA CAMMINA, cantata in coppia con Alberto Visconti, voce de L'Orage, uno dei gruppi più interessanti degli ultimi anni, Geddo snocciola un'antologia di personaggi talmente caricaturali da essere veri e da portare l'ascoltatore ad identificarli con persone conosciute. Una Spoon River di viventi, un campionario di gente con cui abbiamo avuto a che fare tutti, almeno una volta, da quello che ti reputa perfetto per le sue idee innovative allo scemo con cui spesso rischiamo di confonderci, al marito infedele o alla donna che pensa solo a sé stessa. Alienazione vera, il mondo in cui come in un noto telefilm non incontriamo uomini o donne ma stereotipi maleodoranti e non del tutto vivi; il tutto inserito però in un movimento continuo, perché fermarsi equivale ad omologarsi a loro, nonostante alla fine sia fottutamente facile diventare parte di un sistema (che non ti sistema e non ti da coraggio – ma che bella è sta strofa?). La fine del brano lascia però intendere una speranza o quantomeno la possibilità che qualunque sia il punto in cui saremo costretti a fermarci, qualcun altro potrà proseguire.

PAOLINA invece è una storia piccola, magari banale, ma che racchiude molta tristezza e altrettanta malinconia; la coppia improbabile costretta a rivedere i propri progetti, le difficoltà di chi non si sente parte di certe categorie, la bellezza a rischio di chi porta colore in un mondo che punta al grigio. Il futuro non può essere un mutuo senza fine, ma purtroppo a volte accade esattamente il contrario di quello che vogliamo.

In un'altalena di emozioni e sentimenti anche contrastanti, il brano successivo è una richiesta di aiuto ed una orgogliosa dichiarazione di intenti. PORTAMI A CASA vede il protagonista affermare la propria diversità e chiede all'ascoltatore di fargli compagnia e di dargli retta, perché le sue armi sono le semplici cose con cui costruire qualcosa e con cui godere della vita, sangue e vino, un divano ed un fuoco per scaldarsi.

Gli alieni sono tra noi, sono ovunque e sono di qualunque età; ma niente come l'adolescenza assomiglia ad un tritacarne perfetto per l'alienazione. Ecco dunque che UN ALTRO GIORNO parla a loro, categoria tartassata, ma potenzialmente ricchissima di spunti (e semini) per diventare persone migliori. La persona a cui ci si rivolge ha i numeri giusti per diventare una persona vera, ma ha bisogno di una mano che indichi la strada e la aiuti a tenere il tempo, in questo vento di tempesta. L'alienazione è battibile, serve iniziare a combatterla presto.

Adolescenza come inizio, vecchiaia come solitudine e vera, tragica alienazione. BRICIOLE sembra parlare dello stesso protagonista de IL PENSIONATO di Guccini ed è un affresco minimale ed amarissimo della vita periferica di un vecchio solo e del suo cagnolino che ancora ha voglia e voglie. Nel suo monotono ripetersi, il giorno dell'anziano racchiude la tristezza di una esistenza ormai ridotta a sbiadite fotocopie di un toner in esaurimento. Fa quasi tenerezza l'unico sussulto del protagonista, quel gesto scaramantico e molto maschile che ripete in automatico all'udire l'ambulanza, quasi volesse scacciare l'inevitabile o quanto meno rinviarlo ancora un po'.

Vera protagonista dell'alienazione odierna è chiaramente la dipendenza dalla Rete e la distorsione della Realtà che la realtà, appunto, virtuale ha insinuato in ognuno di noi. NON DIRMELO è un blues sputato fuori dai denti, dove le brutture create dalla connessione costante vengono snocciolate con cattiveria. Non siamo più persone, siamo profili, siamo foto, siamo byte. Vivi, magari non vissuti. La grande contraddizione. Talmente facile raggiungere tutti, che alla fine siamo tutti soli, rivoluzionari ben poco sanguinari, condannati a dire MI PIACE. Pezzo enorme, ulteriormente impreziosito dal solo finale di Mauro Vero, che lascia immaginare una resa live spettacolare.

CHLOÈ non è propriamente ottimista, ma intravede nell'amore uno strumento per combattere l'alienazione e dare un senso più vero al passare del tempo. Finale chiaroscuro, perché l'amore può dirci di no, mentre in sottofondo l'elettricità statica disegna un contesto di abbandono.

Geddo non da soluzioni e questo è uno dei suoi punti di forza; non risolve, semmai incasina e spariglia le carte in tavola; quindi in PER CIÒ CHE MI RIGUARDA si chiama fuori da una qualsivoglia guerra e dichiara con orgoglio di continuare per la propria strada, con la chitarra come spada, ben più tagliente. Colpito ma non affondato, piegato ma non spezzato, il soldato alza le braccia e smette di combattere, il musicista è un furfante, ma a certe condizioni è l'unica scelta possibile, date le alternative nominate nel brano.

Figlia diretta di UN PUGNO NEL MURO (da Non sono mai stato qui) anche LA RAGAZZA SENZA DUBBI analizza l'impatto che la musica dovrebbe avere su chi si dedicasse a lei con la dovuta attenzione; la protagonista è una bellezza fredda e profittatrice, che circuendo il romantico eroe con la chitarra pensa di soddisfare la sua vanità, in una bella citazione de LA BALLATA DELL'AMORE CIECO. Ma la musica ti colpisce, che tu voglia o meno, che tu sia convinto di essere convinto o che tu tema di avere dei dubbi. La battaglia del ragazzo toglie, non aggiunge certezze alla protagonista perché la guerra è una sconfitta e l'amore, quello vero, pieno di dubbi, timori ed incertezze è l'unica vittoria possibile.

Arriviamo al finale con un pezzo da 90. ALLE BIONDE PIACE NOIR non è solo una canzone, bensì un omaggio ad uno scrittore (Pupi Bracali) e ad un'idea (è possibile, lo è anche in Liguria, collaborare tra artisti o loro due sono solo dei visionari, matti, romantici alieni?). Entrambi gravitano nell'albenganese, entrambi maestri con le parole, dal libro PIPISTRELLI E GABBIANI Geddo tira fuori un brano splendido dove le avventure dell'ispettore Calcagno vengono messe in musica, per un omaggio sincero come solo tra uomini di cultura può avvenire. Nel ricalcare la trama del libro, Geddo regala comunque diverse perle, prima fra tutti quella INOSPITALITÀ SINCERA che descrive meglio ancora dello sketch sulla torta di riso il rapporto dei liguri col turismo e il modo in cui il fascismo elegante e snob della poetessa e di certi salotti viene messo alla berlina, riducendolo ad un treno puntuale di mussoliniana memoria.

Chiude l'album ORO E SANGUE, brano amaro che parla di rapporti finiti e dei ricordi che come impronte digitali affiorano costantemente, magari nei momenti meno adatti, che portano il protagonista a chiedere una vita diversa e dei giorni più suoi.

Un disco bellissimo, che racconta di alieni ed alienati, di persone vuote e vite troppo piene per essere vissute in contesti così deprimenti. Disco suonato ottimamente dalla band che ormai segue Geddo da qualche anno ossia Dario La Forgia al basso, Matteo Ferrando alla batteria, Mauro Vero alle chitarre e Michele Savino alle tastiere.

Andando oltre al mero discorso musicale, le canzoni di Geddo non danno risposte, ma spesso nuove domande e soprattutto nuovi dubbi.


Al giorno d'oggi, dalla musica non è semplice ottenere di più.

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