giovedì 13 ottobre 2016

Sam & the Band - (Riportando tutto) sulla via di casa



Ho sentito nominare per la prima volta samuele puppo un paio d'anni fa.

Stavo cercando di mettere su una serie di serate in vista del festival su la testa e chiesi consiglio ad un paio di amici, su qualche nome emergente da contattare.
Entrambi convennero che sto samuele puppo era un nome da tenersi a mente, quindi mi fidai di loro e chiesi un contatto per proporgli di partecipare.
Mi diedero il nome di sua mamma.

(Come della mamma?)

Pochi giorni prima, a finalborgo c'era stata la prima edizione di una rassegna su blues e soul e samuele puppo era tra i partecipanti, solo che si esibì di pomeriggio ed io arrivai tardi.

Come della mamma? dicevamo

Eh si, i contatti li tiene lei.
Ma quanti anni ha?
quasi 16.
ah.

Ottenni il suo numero e gli proposi di esibirsi al brixton di alassio, mi sembrò contento ed orgoglioso della telefonata, dandomi l'impressione di un ragazzo tranquillo, educato e con le idee abbastanza chiare.

Non riuscii a partecipare nemmeno ad un'altra serata in cui era ospite e quindi mi accontentai di fidarmi dei miei amici, a cui si erano aggiunti anche altri pareri positivi e di aspettare la serata al brixton.

Lo conobbi quindi quella sera, accompagnato dai suoi, mingherlino e timido, mi chiese di esibirsi per primo per poter andare via presto, visto che il giorno dopo aveva un compito in classe.
Mi colpì molto l'affiatamento con i suoi genitori, che da un lato lo proteggevano, ma dall'altro lo esortavano ad essere se stesso.

Genitori, scuola, timidezza.
Lo so che non sono questi i tipici ingredienti di una storia rock.

Probabilmente una parte di me si aspettava un punkabbestia con una svastica incisa sulla nuca che al posto di stringermi la mano mi vomitasse sulla maglietta un misto di sangue e jack daniel's, fatto sta che quando attaccò la chitarra all'impianto del circolo alassino, non avevo idea di cosa sarebbe successo.

Quello che è successo è che dopo non più di 30 secondi della sua prima canzone, io non credevo ai miei occhi.
Nulla di rivoluzionario eh, ma il ragazzino timido impacciato e (pensavo) mammone di 5 minuti prima stava ammutolendo un circolo arci pieno di gente con un tot di cazzacci loro da farsi con un carisma ed un talento che faticavo ad attribuire ad un sedicenne.

Perchè prima di tutto, la cosa incredibile di samuele è che quando sale su un palco diventa un gigante, lievita, aumenta, cresce non so che altri sinonimi usare.
Le braccia mingherline tipiche di un adolescente diventano all'improvviso armi potentissime, che fanno il paio con la sua voce, all'epoca ancora in fase di cambiamento.
Un devasto, solo con voce e chitarra.

3 minuti dopo stavo contemporaneamente ringraziando e maledicendo jon landau che tipo 40 anni prima se ne era uscito con quella frase sul futuro del rock and roll, relativa ad un altro secco e mingherlino di nome bruce e di cognome springsteen, perchè, cazzo, sta frase ci stava proprio bene quella sera ad alassio, ma mica potevo spacciarla per mia, dopo 40 anni.

Lo sguardo sempre basso, i suoi profondissimi occhi marroni che sembrano guardare dentro alle persone, porte di un mondo interiore fatto di sensibilità, musica e talento.

Non vi sarà sfuggito il fatto che sono assolutamente di parte, ma chi se ne frega.

Da quel giorno la strada di samuele si è incrociata diverse volte con i miei tentativi di giocare all'organizzatore, a partire dal festival su la testa di quello stesso anno, che lo vide esibirsi come nuova proposta, scelto all'unanimità da tutti noi dello zoo, in un teatro ambra che nonostante la capienza ben superiore a quella del brixton lo ascoltò con lo stesso silenzio carico di rispetto, attenzione e credo anche stupore.




Ebbi la fortuna e l'onore di presentarlo io, affermando con forza la bontà di una notizia del genere, un sedicenne che con la maturità di un veterano ha la voglia, la costanza e l'attenzione di fare musica in quel modo, forse non tutto era perduto!

Samuele ha suonato di nuovo ad albenga l'estate scorsa, una serata di un livello qualitativo pazzesco, aperta da un chitarrista sopraffino come mauro vero e chiusa dal figlio illegittimo di john lee hooker e  gilberto govi (mia) paolo bonfanti; serata dove samuele suonò per secondo, dimostrando come in un anno e mezzo fosse cresciuto enormemente.

Nel mezzo diversi riconoscimenti e soddisfazioni, pistoia blues, arezzo wave, umbria jazz, il ragazzino cresceva e diventava sempre più bravo

Tra le carte vincenti di samuele, permettetemi, c'è anche e forse soprattutto la passione e la curiosità con cui assorbe qualunque cosa di musicale gli ronzi attorno.
Figlio (e fratello) di artisti, musicisti e ballerini, samuele è cresciuto a pane e musica, più musica direi, sin dalla nascita, ma la sua fame aumenta col tempo.

Una sera ero al raindogs a savona per un concerto e mi ritrovai con lui, marco il gestore e nicola, batterista del suo gruppo a parlare (ovviamente) di musica.

Ad un certo punto mi capitò di guardarlo mentre gli altri parlavano e sentivo, vi giuro, sentivo le rotelline del suo cervello immagazzinare nomi, titoli, riferimenti con una voracità che nemmeno io davanti ad un vassoio di dolci (scusate l'esempio, ma credetemi, è appropriato)
Questa è la cosa che preferisco di samuele, l'umiltà con cui ascolta e cerca di imparare da chiunque, una caratteristica che spero con tutto il cuore mantenga sempre.

Veniamo all'oggi, veniamo a sam and the band, il trio che dall'inverno scorso lo vede protagonista insieme a nicola il batterista e davide l'altissimo bassista.
Posata, temporaneamente e non del tutto l'acustica, samuele fa prodigi anche con la chitarra elettrica ed i due tizi che gli coprono le spalle sono perfetti per il suo talento. 

Precisi e solidi, nicola e davide, anche per un discorso anagrafico sembrano difendere samuele e assecondare il suo talento, come cugini più grandi che proteggono il più giovane conoscendone le qualità.

Tre ottimi musicisti, con diverse passioni musicali in comune ed un pugno di canzoni di samuele su cui mettere le mani, dopo un breve set in apertura, di nuovo, di paolo bonfanti, bisognava aspettare, ma che voglia di ascoltare qualcosa!!!!


Dopo il gustoso antipasto del singolo come around, un brano intriso di soul ed accompagnato da un video "in presa diretta", l'ep On my way home ha visto la luce la settimana scorsa, con uno show di presentazione proprio al raindogs di savona.

Uno spettacolo di 90 minuti dove oltre alle canzoni dell'ep, i ragazzi hanno ripescato alcuni pezzi "vecchi" di samuele (che poi fa morir dal ridere sentire un ragazzo di nemmeno 19 anni parlare di "pezzi vecchi", ma lascia anche intendere da quanto samuele sia dentro a sto mondo, al punto che i suoi primi brani fanno capire quanto sia cambiata la sua voce dal momento delle prime esecuzioni ad oggi).

I pezzi nuovi hanno come tratto comune la ricerca, la voglia di trovare qualcosa o qualcuno, il sogno di luoghi mitici, la necessità di definire la propria identità, la tenerezza e la scoperta dell'amore, la meraviglia di fronte a sentimenti nuovi. 

Sulla strada di casa, una casa ancora da identificare con precisione, ma su un sentiero che da tempo samuele ha scelto, quello di provare a raccontarsi in musica, coi suoi testi maturi ma allo stesso tempo tremendamente adeguati alla sua età, l'età di un ragazzo che prende consapevolezza di cosa e chi gli sta attorno e lo fa guardando il mondo con occhiali personalissimi, dotati di lenti speciali come il suo talento.

Dalla voglia spavalda di andarsene per un posto migliore di come around, alla delicata richiesta (ed offerta) di aiuto in dear grace, i testi di samuele filtrano il mondo che lo circonda ed i suoi sogni attraverso una grande maturità ed una sensibilità non comune. I molti riferimenti geografici, soprattutto americani, sono lo specchio di una ambizione forte e di idee chiarissime, il mito, l'american dream, ma anche la voglia di crescere, lo stare stretto dentro certi confini ed il primo amore

Dal vivo la presenza di una band non sminuisce certo la personalità di sam, anzi con precisione e gusto, davide e nicola sono perfetti compagni e da sotto il palco si intuisce chiaramente il divertimento e l'affiatamento dei tre, affiatamento che potrebbe stupire, considerato il poco tempo passato dalla nascita del trio, ma che è comprensibile tenendo invece conto della quantità di talento del gruppo.

8 ottobre 2016
Serata fantastica con finale indescrivibile.

Con la presenza dei tre ospiti, una tromba, un sax ed un organo hammond, la band chiude lo show con una doppietta memorabile.

With a little help from my friends mi fa sentire di nuovo come quella sera al circolo arci e jon landau ed il futuro del rock and roll e joe cocker, woodstock, beatles.
La pelle d'oca a palate e la sensazione di essere di fronte a dei mostri; la sensazione, stranissima ed inedita per un egocentrico presuntuoso come me, di ascoltare musica per la prima volta, la sensazione che davvero si stesse riportando tutto a casa. 
Come se quei tre ragazzi, 6 in quel momento, stessero più che chiudendo un cerchio, riallacciando dei fili, fili di una storia di 60 anni e più, fuoco che cova sotto la cenere, benzina per questo fuoco.

Credi all'amore a prima vista? Sono sicuro che succeda ogni volta.
Mi guardavo attorno per capire se fossi l'unico a stare provando certe cose e nuovamente vedevo una sala rapita da samuele 

che cosa vedi quando spegni la luce? Non so dirtelo, ma so che è mio. 
Certo che è tuo, che è vostro, anzi nostro, che siamo qui stasera a chiedervi aiuto, perchè ci indichiate la nostra, di strada di casa. 

Hai bisogno di qualcuno? Non lo sapevo, ma si, abbiamo bisogno di serate come questa, dove il talento scorre libero e tu hai quasi voglia di aprire le braccia e farti investire da lui, dalla musica.

Ho assistito a qualcosa di unico, 5\6 minuti di pura magia. Una standing ovation spontanea ed un applauso enorme, stranito e quasi incredulo.


E poi si chiude con gli stones, brown sugar, perchè le feste si devono concludere coi fuochi artificiali ed allora abbiamo portato davvero tutto a casa, beatles e stones, fianco a fianco, tra le dita e le corde vocali di un ragazzino e due che son mica vecchi, mentre a km di distanza, in california, si celebra l'ennesimo ultimo valzer. 

Un ponte che sostanzialmente ci sta dicendo che la Musica, quella per cui perdiamo tempo, diottrie, ore di sonno e soprattutto tanti soldi, quella Musica lì è ancora viva, ancora capace di emozionare, di smuovere culi e coscienze, capace di farci innamorare e di consolarci.

Non importa se invecchiamo, abbiamo la possibilità di vivere ancora certi momenti e più dell'età, è la capacità di gustarceli che dovremmo tenerci stretta.

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