martedì 9 gennaio 2018

Andy Wood, l'inventore del grunge - Valeria Sgarella



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Un pomeriggio del settembre 1991 ero in giro per firenze con una amica intanto che progettavo il mio grandioso fallimento universitario a siena.

Ovviamente le chiesi di accompagnarmi in un negozio di dischi e scartabellando trovai un vinile di un gruppo che non conoscevo (all'epoca non era certo chissà che novità), ma che esibiva sulla copertina un adesivo interessante: featuring members of soundgarden and pearl jam.

Uhm

Sti Temple of the dog non li avevo mai sentiti nominare, ma il mio precario inglese mi faceva ben sperare di sentire all'opera membri di uno dei gruppi che in quel periodo ascoltavo maggiormente.
Non era ancora esplosa in me la passione per i Pearl Jam che mi accompagna tuttora, non avevo ancora ben capito fino a che punto fosse realistico e sincero il grido strozzato dei Nirvana, ma a 19 anni i soldi in tasca duravano comunque poco e quell'adesivo era un motivo più che valido.

Ebbi quindi tra le mani la testimonianza di un momento storico che ovviamente non conoscevo, né conobbi per ancora qualche anno.

Nel momento in cui il mondo si accorse di seattle era già tutto finito, dice il batterista dei MLB, citato nel libro di valeria sgarella e adesso, dopo aver divorato queste pagine, magari non condivido l'opinione, ma ne capisco e comprendo l'iperbole.

Andy Wood, maledetto figlio di puttana, perchè ti sei buttato via così?

A quasi 28 anni dalla sua morte mi sono ritrovato a pensare addirittura ad alta voce questa cosa, una volta arrivato alla fine del libro.

La storia della prima vera rockstar di seattle, perchè attenzione, jimi hendrix se ne andò in fretta da lì.

Un libro che ripercorre "la scena di seattle" da prima che il termine GRUNGE (qui ben contestualizzato ed ovviamente de-mitizzato) riempisse la bocca e le orecchie del mondo, comprese le mie.

Cosa potevo saperne io che divoravo la cassetta di ten, che prima di eddie, prima del video dove lui si arrampica sulle balaustre del teatro, era già stata scritta una pagina luminosa quanto triste della storia del rock?

Andy Wood, nato lo stesso giorno di elvis e david bowie, schiacciato tra due nomi del genere e forse anche per questa coincidenza così smaccatamente portato a stare su un palco. Andy il buffone, quello che affrontava i problemi ridendoci sopra, quello che come tutti i clown nascondeva lacrime e dolori dietro al cerone ed ai sorrisi.

La storia di andy, dei malfunkshun prima e dei mother love bone dopo è la storia di un momento musicale unico e forse irripetibile, dove una comunità di musicisti, accomunati più da una comunione di sentimenti che da suoni simili (il grunge NON è un genere musicale) trova in wood il cappellaio matto che sta per fare il botto a cui tutti in cuor loro sapevano fosse destinato.

La trama è questa, ben raccontata da valeria, con un lavoro di fonti e testimonianze importante, ma quello che resta più addosso è la sensazione, per quanto retrodatata di avere davanti agli occhi la nascita del movimento musicale che più di tutti ha caratterizzato gli anni 90.

Un movimento che andy avrebbe meritato di vivere da protagonista, non postumo.

Ma non solo.

Perchè è la storia di un ragazzo fragile che non riesce a salvarsi né a farsi salvare (la fidanzata xana e stone gossard sono quelli che capiscono meglio questa verità)

Perchè chris cornell inizia a morire in quella stanza di ospedale dove le macchine tengono in vita andy solo perchè lui lo possa vedere ancora una volta.

Perchè la presenza fugace e incostante di kurt cobain spiega già in parte la fine che farà.

Perchè la determinazione con cui eddie da chicago entra in quella scena fa capire perchè oggi i pearl jam siano non solo i sopravvissuti, ma "i classici" di seattle.

Perchè I'm gonna save you fucker, not gonna lose you non è solo per mike

Qualcosa di tutto questo si intuiva già dal film pj20, dove oltre al racconto della seattle pre-pearl jam, mi aveva colpito anche la determinazione con cui stone e jeff rivendicavano il fatto che i PJ erano la LORO band: certo che lo era, era la loro band e la loro ancora di salvezza, come quel disco in cui si trovarono a cantare e suonare in memoria della prima rockstar di seattle e che io presi per via di un adesivo

Un libro che mi ha fatto tornare indietro negli anni, al periodo di scoperte non solo musicali che sono stati i miei 19\20 anni, periodo di ambizioni, illusioni, fallimenti, ma che ricordo ancora oggi come fertile e vivo.

E poi con una colonna sonora meravigliosa.

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