giovedì 1 marzo 2018

Elezioni, confusione e scelte






Quando avevo 19\20 anni, con gli scout facemmo un lavoro sulla nostra appartenenza all’Agesci e parlammo, tra le altre cose, anche della scelta Politica.

Mi ricordo che per riassumere le nostre riflessioni, sul documento che redigemmo a fine lavoro, utilizzammo una citazione di Paolo VI: La politica è la più alta forma di Carità, dove per carità si intendeva la virtù teologale di approcciarsi al nostro prossimo riconoscendolo figlio di Dio, piuttosto che la misericordia formale e spesso “pelosa” a cui quel termine è spesso associato.

Erano i primi anni 90 ed io iniziavo ad orientarmi non tanto nella scelta partitica, ma in quel delirio che furono i miei 20 anni, tra la maturità passata col minimo e l’inizio del cammino che mi ha fatto diventare assistente sociale, con l’intermezzo di un anno (ed una barcata di soldi dei miei) sprecati a Siena fingendomi portato a diventare grande economista.

Da allora, quindi, identifico la mia scelta Politica in senso scout e cristiano, con il mio percorso universitario e lavorativo.

Da allora, quindi, penso che la mia scelta Politica sia nata in quegli anni e si sia esplicata ed espletata principalmente nel mio percorso universitario prima e soprattutto lavorativo, fino a tutt’oggi.

L’aspetto partitico di tale scelta mi ha sempre interessato poco e principalmente non ho mai trovato nei partiti una risposta completa a quelle che erano le mie idee e le mie istanze in senso politico ed ovviamente sociale.

Avevo da subito inquadrato come fuorviante ed ipocrita tutto il carrozzone della democrazia cristiana e derivati vari; l’uso dell’aggettivo cristiana, che per uno scout era un riferimento ben chiaro, invece di avvicinarmi al partito me ne teneva sempre abbastanza lontano, per la palese mancanza di riscontro tra le parole (e la Parola) e i fatti.

Nel 92, oltre allo smascheramento dell’ipocrisia DC, fu anche il momento del crollo rovinoso di tutta una struttura di potere politico trasversale e ben incancrenito nella nostra società.

Questo fece crescere in me da un lato la confusione, dall’altro la convinzione che la vera scelta Politica di cui parlava il vecchio Papa dovevo metterla in pratica ovunque, ma ben distante dal parlamento, da Palazzo Chigi, dalle sedi dei partiti (da Piazza del Gesù a Botteghe Oscure).

Oltre 25 anni dopo, mi guardo indietro e vedo che con difficoltà, incoerenze, errori e strappi, la mia scelta Politica è comunque ancora ben chiara e nitida

Una scelta di Carità che ho cercato di attuare nei posti dove ho lavorato, nelle esperienze di servizio, di fronte alle persone che mi si paravano davanti in cerca di un aiuto.

L’ho fatta bene? Non sempre
Posso farla meglio? Sicuramente

Ma se da questo punto di vista capisco quale sia la direzione da tenere, con tutti i miei limiti, dall'altro mi sono sempre più allontanato dall'idea di politica partitica, dalle tessere, dalle adesioni incondizionate.

La fede cieca nei vostri leaders o in chiunque altro vi farà uccidere, diceva Springsteen nel 1985.

Quindi le mie idee politiche, applicate ai vari partiti, hanno sempre trovato diversi punti di contatto ed altrettanti di distanza incolmabile dagli schieramenti.

Ho ben chiaro però alcuni punti fermi, sui quali non transigo.

Mentre iniziavo a capire che la scelta della scuola per assistenti sociali era giusta per me, mentre determinati principi alla base del mio lavoro si sposavano con la mia fede e con le mie idee di tardo-adolescente in (lenta) crescita, intorno al 1994 venne fuori berlusconi.

E fu automatico, immediato e definitivo, identificare lui e la sua banda come l’esatto opposto delle mie, seppur acerbe, idee politiche, civiche e sociali.

In contemporanea emergeva la nuova idea politica (nuova?) della lega nord che non a caso si sposò perfettamente con forza italia, nonostante la palese contraddizione tra chi spaccava il paese tra bravi e cattivi e chi invece si nascondeva dietro slogan da stadio.

Dovessi scegliere, tra bossi e berlusconi, non so chi dei due abbia più spesso identificato come il perfetto opposto delle mie convinzioni; alleandosi, mi risolsero il problema.

La sinistra, ah, la sinistra, casa accogliente dove trovare idee condivisibili, valori condivisibili e, che non guasta mai, perfino buona musica.

È evidente che da quella parte trovai molti più punti di contatto, avendo ben chiaro come “la minaccia comunista” era uno spaventapasseri nemmeno ben fatto di chi voleva nascondercisi dietro per continuare a fare i comodi suoi.

Avendo ben chiaro tuttavia come il comunismo, come idea, ideologia e regime, avesse sempre negato alcuni dei miei punti cardinali quali la libertà di espressione e l’autodeterminazione del singolo.

Ma soprattutto, a 20\22 anni, mi fu chiaro che, da italiano, un valore assolutamente irrinunciabile doveva essere l’antifascismo.

Un valore da esprimere nei fatti quotidiani, nella negazione di qualunque idea segregante, nel rifiuto del razzismo e dell’egemonia del mercato sulla comunità e sui rapporti interpersonali.

Un valore di cui mi sento permeato, soprattutto da quando ho iniziato a capire come, in Italia, non solo il fascismo non è morto da 50 anni come dice che vuole sottovalutare il problema, ma non se ne è mai andato.

È rimasto, strisciante, viscido e subdolo, dentro i partiti della prima repubblica, in primis la dc, la quale agitando lo spettro dell’invasione russa ha tenuto i figli deviati del ventennio sotto la sua ala bianca e protettrice.

È rimasto, in primo luogo, come mentalità, come rimpianto, come opzione mai del tutto condannata.

Fino a quando, grazie tra gli altri anche all’esimio critico d’arte sgarbi, berlusconi lo sdoganò, utilizzando il figliastro di almirante come cavallo di troia dentro il quale nascondere tutti i nostalgici che non aspettavano altro.

E la situazione di oggi, dove il rigurgito è sotto gli occhi di chiunque sappia e voglia vedere davvero, non è frutto degli ultimi anni di disamore collettivo verso la politica, ma di un lavoro scientifico e studiato che dura almeno dagli anni 50.

Questo, tra le altre cose è uno dei primi motivi per cui mi sono allontanato da grillo; resta ben impresso nella mia mente il momento in cui a precisa domanda di un fascista di casapound, grillo definì l’antifascismo qualcosa che non competeva al m5s.

E se non ti compete un valore per me fondante di una società che voglia definirsi civile, per me conti zero.

E il centro sinistra? Ah che bella definizione, perfetta per noi cattocomunisti, gente come me che per i comunisti è sempre stata un culo da prete mentre per i cattolici è sempre stata comunista e senza dio.

Centro e sinistra, perfetto, la botte piena e la moglie ubriaca, due belle scarpe per lo stesso piede ed un elenco di fallimenti che parte da occhetto e d’alema ed arriva a renzi, passando per er cicoria rutelli e soprattutto bersani, colui che con berlusconi annientato da sentenze di ogni tipo, riuscì ad impostare la campagna elettorale con un profilo così basso da permettergli una rimonta che era valutata meno probabile della salvezza del benevento quest’anno.

Il PD, emblema di questo fantomatico centro sinistra, un partito nato morto, quando, appena dopo la vittoria risicata di prodi nel 2006 venne creato in fretta e furia, dando lo spunto perfetto al non a caso ex dc mastella per preparare il grande salto e definirlo già da subito come opzione per me non praticabile.

Il PD che diverse cose ha fatto, specialmente dal punto di vista sociale, a me caro.

Il PD di minniti, il politico più inquietante degli ultimi anni, quello che tende tutti i muscoli del collo dopo l’ennesima strage di mafia per dire che la risposta dello stato sarà DURISSIMA, DU RIS SI MA, (quando però ci sarà non è dato di sapere), minniti che scende a patti con la libia, minniti che difende i cortei di un partito anticostituzionale.

Perché ora che abbiamo detto tutti la nostra filippica contro la cattiva maestra che sclera davanti ai poliziotti in tenuta anti sommossa, magari ci pensiamo un secondo che quello è successo durante una sfilata di un movimento che cerca palesemente di ricostruire il partito fascista (la conquista di una parte della “libbbia” capite? Le corporazioni!) e che nonostante sia altrettanto palesemente anticostituzionale, viene protetto dai cordoni di polizia e non viene fatto sciogliere, come prevede la legge, perché lo stesso minniti dice che tanto farebbero ricorso al tar?

Che poi, renzi, davvero vorresti licenziarla per aver detto quelle cose, quando magari a dirigere le cariche proprio di quei giorni ci sono persone che dopo i fatti di bolzaneto  e della diaz non sono stati licenziati, ma addirittura promossi?

Il PD, ok.

Alla fine, il punto cruciale per me relativamente alle elezioni, resta il discorso migranti.

Alt, so bene che in italia ci sono problemi strutturali di una gravità inaudita e non sto dicendo che il discorso migranti sia più grave, ma del resto chi dice che ci sono problemi “ben più gravi” dei migranti di solito parla di "invasione" dei migranti stessi quindi boh, chiaritevi.

Il punto nodale è che di fronte ad una problematica come quella, come la disoccupazione, come la favoletta degli esodati, che ritengo un episodio (tra l’altro sparito dall’agenda politica di chiunque) di una gravità clamorosa, mi piacerebbe trovare nei politici e nel loro elettorato l’umanità.

Quella che dovrebbe vomitare davanti alle frontiere chiuse, ai poliziotti che manganellano genitori con i bambini in braccio, a sindaci che fanno chiudere l’acqua sotto i ponti per impedirgli di dissetarsi o ad altri che fanno ordinanze fotocopia delle leggi razziali per mandar via “i negri” che son tutti malati.

L’umanità, la Carità, santo Dio, la Carità. La forma più alta della Carità.
E non la trovo, mai.

La cerco, come cerco quelli che sono i pilastri della mia idea e della mia scelta Politica, la solidarietà, la condivisione, il senso di comunità, quel "comunismo contadino" che non pretende eterna fedeltà al partito, ma divide e condivide tra tutti, che non esilia al freddo i dissidenti, ma dove tutti hanno sempre un pezzo di pane ed un piatto di pasta, quell'idea che se qualcosa di mio può servire ad altri e per me non è indispensabile, posso rinunciarci serenamente.
Quell'idea che nessuno vince, se non vincono tutti.

Altro che "eh le coop rosse" o cose simili, perchè trovo gente che pensa davvero che "i negri" ci rubino il lavoro come facevano i terroni 30 anni fa, ci rubino le donne, ci vogliano invadere.

Trovo gente che giura sul vangelo dopo aver dato il via a riti celtici e dopo aver parlato di deportazioni.

Trovo gente che da 30 anni ha subdolamente creato una controcultura fatta di apparenza, superficialità e finto benessere.

Trovo gente che parla dei migranti come nemici dello sviluppo turistico.

Trovo ministri che fanno accordi con chi gestisce dei campi di concentramento e prova a scaricare le colpe sulle ONG

La Carità, Signore, dove è finita?

Ed in tutto questo, spuntano poi fuori le anime belle secondo le quali l’astensionismo è una colpa grave, perché votare è un dovere e bla bla bla.

La scelta Politica è un dovere, il voto, se tale scelta fosse consapevole e meditata, ne sarebbe una ovvia conseguenza, così come altrettanto ovvia sarebbe la qualità ben diversa e ben migliore dei candidati.

Perché se tu mi chiedi di scegliere tra mangiarmi una merda e prendermi un calcio nelle palle, non puoi lamentarti che io non scelga nessuna delle due possibilità e non puoi dirmi che è colpa mia se le alternative sono quelle.

Certo, i candidati sono uno specchio perfetto di questa nostra società, lo dicono tutti, bene.

Perché manca la scelta Politica, ma mica solo quella di chi si ispira a Papi o cardinali eh? Di chiunque, qualunque siano il percorso e i riferimenti utilizzati, purchè, appunto consapevole e meditata.

Non è importante che io dica se e per chi voto, né importante né giusto, non è questo lo scopo della mia riflessione.

Certo, ci sarebbe piaciuto approfittare della vacanza scolastica e fare un weekend a bologna, per il quale avevo già coniato uno slogan bellissimo “Più tortellini, meno Casini”, ma non ci siamo riusciti, pazienza.

Però domenica non è “il giorno in cui possiamo decidere”, no, perché la scelta Politica ci rende in grado, goccia dopo goccia, gutta cavat lapidem come dice il mio amico runner, di poter decidere tutti i giorni, anche senza la matita elettorale in mano.

E non è nemmeno vero che se votare facesse qualche differenza non ce lo lascerebbero fare, piantiamola.

Iniziamo a fare scelte consapevoli e a non farci trascinare dalle emozioni e dalle grida, allora anche la nostra matita elettorale conterà qualcosa.

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