mercoledì 18 aprile 2018

Abbassa quello Stereo! (In vendita da oggi!)



Esce oggi per GLI ELEFANTI EDIZIONI il mio terzo libro, dal titolo ABBASSA QUELLO STEREO!

Il libro, in formato cartaceo e digitale, è in vendita su Amazon cliccando qui:



Devo essermi perso qualcosa da quando mi sentivo dire abbassa quello stereo! dai miei genitori a quando ho iniziato a sentirmi dire abbassa quello stereo! dalle mie figlie. Il motivo, probabilmente, leggendo bene, si trova nelle righe di questo libro. 

Alcuni racconti, legati tra loro dalla mia grande passione (grande e sicuramente insana) per la musica, per le storie raccontate nelle canzoni. Un libro che, si badi bene, più che di musica, parla di me stesso e del mio rapporto con essa, delle volte che ho sentito la mia vita dentro le canzoni e delle volte in cui le canzoni mi sono entrate dentro, cambiandomi la vita.

Grazie a chi lo leggerà, grazie a chi condividerà questo post e farà passare la voce.

lunedì 16 aprile 2018

Cronache dalla corsia - Da una terra che ci odia, ad un altra che non ci vuole




Mi segnalano la presenza di B e mi chiedono di aiutarlo per le pratiche di invalidità.

Sarà che non leggo molto i giornali, tanto meno le cronache locali, tanto meno la cronaca nera sui siti locali, ma realizzo solo dopo che B è stato protagonista di un episodio finito sulle prime pagine delle testate cartacee ed online di queste parti, con, immagino, il solito corollario di parole vomitate di fretta e soprattutto furia, cariche di odio e cattiveria.

Io vedo B sul letto, intabarrato tra fasciature, fili e macchine, con un collare che gli tiene la testa dritta e gli occhi spalancati. Gli occhi mi stroncano in tre secondi. Nerissimi e spalancati, guardano il nuovo arrivato, l'unico senza camice, che parla una lingua sconosciuta con le infermiere. Mi accorgo subito che non me li stacca di dosso, mai.

Non sa una parola di italiano, né una di inglese, né io ne so di francese, oltre a qualche nome di calciatore che non credo sia il caso di utilizzare ora.

Si limita a guardarmi ed io sento quegli occhi dire una parola, una sola, una delle poche che si capisce sempre, in qualunque lingua la si dica: AIUTAMI

Il nero delle pupille ed il giallo sembrano lampeggiare mentre io cerco a gesti di fargli capire che si, in teoria sono lì apposta per aiutarlo, qualunque cosa voglia dire questa parola adesso, per B, arrivato da chissà dove, passato chissà dove, dopo aver sopportato chissà cosa.

B è immobile, non può muoversi, forse ci riuscirà ancora, ma non è sicuro e non è subito. Muove solo gli occhi e con quelli urla il suo dramma, simile a quello di tanti altri, aggravato dal non potersi muovere, B, straniero in un ospedale di una terra straniera, dove nessuno parla la sua lingua, immobile.

B in realtà è seguito ed aiutato da persone competenti, dentro e fuori dal reparto, ma io l'ho conosciuto solo e sperduto, con i suoi occhi che urlavano la richiesta di aiuto più disperata che abbia mai sentito.
B mi è tornato in mente il Venerdì Santo, perché mentre ricordavamo la morte di Cristo, io vedevo B, inchiodato ad un letto d'ospedale che sembra una croce di legno, schernito, sputato e percosso da un mondo che non se ne fa nulla di quelli come lui, nudi e senza niente, anzi che di quelli come lui se ne serve per affermarne l'inferiorità rispetto a se stesso.

E B su quel letto vive la sua Passione solo, abbandonato dall'Uomo, spogliato lui stesso della condizione di Uomo, relegato a numero, dato, statistica, in ospedale come nei centri di accoglienza o nei luoghi indicibili dove è dovuto restare sognando una vita diversa, una resurrezione da quella condizione di morto che si portano addosso sti poveri Cristi vestiti di stracci e disprezzo.

Da una terra che ci odia ad un'altra che non ci vuole, ecco la Via Crucis di oggi, fatta di prigione, torture, segregazione e morte, dove li figlio dell'Uomo viene costantemente umiliato e con lui viene calpestata l'umanità intera.

Che per tutti i B arrivi davvero una Pasqua, qualunque sia, se ce l'hanno, la loro fede religiosa.

Che sia Pasqua di resurrezione, per loro e che con loro possa resuscitare anche l'Umanità che sempre più nascondiamo dentro sepolcri ogni giorno più difficili da aprire.

venerdì 13 aprile 2018

Lettera Aperta a Gigi Buffon



Ciao Capitano,

chi ti scrive tifa per la Juve "da prima che tu nascessi" (che impressione scrivere sta frase!). 
Si, perché visto che sei coetaneo di mia sorella, ricordo bene che il calcio era già una passione, embrionale ed infantile, da quando dovevo ancora compiere sei anni. Nel corso degli anni il calcio è stato importante, molto importante, importantissimo. Poi sono cresciuto ed invecchiato e la passione un po' è scemata, anche se "la partita della juve" è sempre rimasta un appuntamento imperdibile.

Ho visto l'epoca del Trap, ho amato Platini come forse nessun altro giocatore mai, ho vissuto in diretta l'Heysel (quello che ancora giovedì ho sentito citare a sproposito), poi gli anni tristi, poi Lippi, poi siete arrivati tu, Pavel, Lilian e Fabio, giusto nel momento in cui io mi fidanzavo e mi sposavo, dopo l'addio di Zidane, i cui soldi sono stati investiti nei vostri acquisti.

E poi calciopoli e quella promessa di fedeltà che da te sinceramente non osavo sperare. Forse da Alex si, ma tu, il portiere più forte del mondo, che avevi vinto a 28 anni un mondiale, era logico che andassi a monetizzare altrove.

Invece sei rimasto e per me questo è stato il fatto che ti ha reso diverso dagli altri giocatori, dai campioni che comunque ho visto passare nella Juventus.
Restando in B ti sei guadagnato, quantomeno, la mia imperitura stima, nonostante, dai, di politica te ne capisca un po' poco eh.

La foto di te ed Alex negli spogliatoi di Trieste dopo il primo scudetto con Conte è meravigliosa, c'è dentro tutto, da calciopoli a quella sera, passando per i settimi posti e i pareggi in casa con il Siena.



Mercoledì sera ero convinto che avremmo perso ancora, speravo in modo dignitoso, invece non ero ancora arrivato a casa che già eravamo uno a zero, poi mentre cenavo ecco il secondo, poi il terzo, incredibile!

Vicino a me a seguire la partita, la mia primogenita, 13 anni da compiere, tifosissima juventina, innamorata della Juve dall'aprile scorso, quando vedemmo assieme Juve - Barcellona ed io non riuscii a trattenermi ai gol ed alla tua paratissima su Iniesta. Che occhi avevi quella sera Gigi, che occhi! 

Gli stessi di Berlino 2006, gli stessi di quando toglievi dalla porta il colpo di testa di Zidane!

Eravamo imbattibili in quel periodo e ce la meritavamo quella coppa, ma tant'è, la sera di Atene tu avevi 5 anni, io 11 e magari tu dormivi, ma io ricordo tutto e quindi ormai ho ben chiaro cosa significhi perdere una finale di coppa Campioni.

Mercoledì sera non tanto al momento del rigore, ma al momento della tua espulsione, mia figlia si è messa a piangere Gigi, perchè no, va bene il rigore al 93°, va bene anche essere eliminati, ma il Capitano espulso no, non lo ha sopportato. Quella espulsione ingiusta, cattiva, così stonata in quella serata eroica non te la meritavi.

Perchè la figura del Capitano è importante e tu quella fascia la porti con merito, fosse solo per l'anno di serie B.

Cosa sia successo nella tua testa dopo il rigore non lo so e non ho la presunzione di volerlo sapere, ma so che il rosso ha fatto male a mia figlia, che vede te come una specie di "eroe", senza isterismi, ma con una ammirazione gigantesca (la mia secondogenita ha proprio una cotta per te, tipica delle bambine di nemmeno 10 anni, sai come vanno ste cose).

Però Gigi, perdonami l'ardire, ma le dichiarazioni dopo la partita non mi sono piaciute, per niente. A caldo capisco la rabbia, anche se il rigore c'era, fosse solo per il gesto scomposto di Benatia. 
Capisco che essere arrivati ad un passo dalla vetta di una montagna altissima da scalare e vedersene respinti faccia male, malissimo, ma una volta dopo la doccia, speravo di ascoltare il Capitano parlare.

E lascia stare il gol di Muntari (cosa avresti dovuto dire, che era giusto così perché 7 anni prima eravamo stati favoriti da un episodio arbitrale in un'altra competizione?), lascia stare tutte le cose che puntualmente ti rinfacciano dopo ogni tua dichiarazione, però no Gigi, avrei voluto che ai microfoni parlasse il Capitano, esprimesse rabbia certo, amarezza come no, ma che si ricordasse di essere il Capitano, il Capitano della Juve e fino a poco fa della Nazionale.

Ma non per me, perché io non vedo le interviste post partita da quando ascoltai Platini rispondere fumandosi una sigaretta che lui tanto non doveva correre, perché lo faceva Furino per lui.

Speravo di ascoltare il Capitano per le mie figlie e tutte quelle come loro, che in voi calciatori vedono qualcosa di più (e di troppo) che semplici sportivi.

Per tutti i bambini che giocano in porta grazie a te.
Per tutti quelli che sognano di alzare la Coppa del Mondo come avete fatto 12 anni fa.
Per tutti quelli, in Italia ce n'è un bisogno ENORME e non solo nel calcio, che devono imparare il valore della sconfitta, ai quarti di Coppa come a scuola, sul lavoro o in una relazione sentimentale.

E voi potete trasmettergliela, voi calciatori, non Agnelli, che purtroppo ha solo il cognome elegante, ma voi che indossate la divisa della loro squadra del cuore e gli sembrate cavalieri del bene, voi che oltre ai tantissimi benefici di questa vita, avete anche il piccolo dovere di essere, ogni tanto, un po' educatori.

C'è tempo capitano, evidentemente la doccia quella sera non è bastata, ma puoi ancora svolgere questo ruolo, ti aspetto davanti ai microfoni, a spiegare che quella sera maledetta, l'uomo ha preso il sopravvento sul Capitano.
Spiegalo a mia figlia, perplessa dalle tue parole rabbiose.
Spiegalo a chi ha permesso che tu fossi visto come esempio da milioni di persone.

Mentre perdevamo a Cardiff, a Torino purtroppo una ragazza moriva schiacciata da una folla spaventata di nostri tifosi.
Speravo di non vivere più momenti del genere, speravo che nessuno dovesse più morire per una finale di Coppa.
Da quel giorno, a differenza di prima, sono io ad essere tifoso più per riflesso rispetto a mia figlia che viceversa, quindi a me interessa relativamente poco che questa storia abbia una svolta positiva.

Ma le mie figlie ed i loro amici si meritano che il Capitano parli da Capitano.
Se lo meritano e ne hanno bisogno.

Sarebbe una parata meravigliosa, come quella su Zidane o quella su Inzaghi a Manchester. O come il rigore parato a quell'altro portoghese del Real, che porca miseria, magari succedeva ancora.





Dai Capitano, metti i guantoni e fai questo ultimo salvataggio.

giovedì 12 aprile 2018

La teoria del 100%



Domenica la squadra di pallavolo under 14 dove gioca mia figlia ha partecipato ad una specie di playoff per decretare la vincitrice delle provincie di savona ed imperia.

A questo appuntamento, come alle semifinali di due settimane prima, la squadra di finale è arrivata come rivelazione del campionato, perchè la rosa è formata da solo due ragazze in età da u14 e da tutte altre ragazze più piccole, addirittura di 11 anni.

Sono arrivate seconde, togliendosi la soddisfazione di battere, come in semifinale, i padroni di casa e cedendo dignitosamente contro l'albenga.

La lezione, importante, importantissima, che hanno imparato mia figlia e le sue compagne, è il perfetto esempio di quella teoria che io da qualche tempo cerco di spiegare a luvi e virgi, che potremmo chiamare "la teoria del 100%".

Ludovica, ragazzina ansiosa, da un paio di anni ogni tanto se ne esce con qualche domanda sulla nostra eventuale reazione in caso di voti brutti o non bellissimi; noi (io memore della mia travagliata vita studentesca, soprattutto alle superiori) diciamo sempre che non ci interessa che siano le prime della classe, ma che rendano al 100% delle loro capacità.

Se il tuo 100 è 6, allora un 6,5 sarà accolto come un traguardo strepitoso, ma se il tuo 100 è 8, non saremo soddisfatti di un 7.

Credo sia una eredità che ci hanno lasciato gli scout ed il loro motto "Del nostro meglio".

Domenica le ragazze della u14 dovevano dare il 100 e questo avrebbe significato essere soddisfatte ed orgogliose del loro percorso. Non si sono limitate a questo, perchè dando il 100, ad un certo punto dentro di loro è scattato qualcosa che le ha spinte a dare il 110, con la leggerezza ma anche la cocciutaggine dei loro anni.

Probabilmente il loro 100 era arrivare alle finali, ma hanno capito, anche chi come Ludovica il campo lo vede giustamente poco, che l'impegno ripaga e soprattutto genera altro impegno.

Potevano cedere di schianto dopo aver vinto il primo set, aver perso il secondo (in vantaggio 24-22) ed il terzo, invece hanno vinto il quarto e fatto un tie break perfetto, per precisione e concentrazione.

Hanno sentito dentro di loro la convinzione di poter fare qualcosa di più e lo hanno fatto.

E la cosa che mi piace di più, da genitore, è che abbiano toccato con mano una verità, quella che fare del proprio meglio porta sempre qualche frutto, che le farà crescere non solo come atlete, ma come persone.

Sarà quello l'esempio a cui aggrapparsi nei momenti di difficoltà, in campo come a scuola o nella vita, per ricordarsi di essere capaci di andare oltre i propri limiti.

Mia figlia e le sue compagne domenica hanno alzato la loro personale asticella dei limiti, in un mondo che tende ad abbassarla, possono essere davvero orgogliose.

Questa è per loro, qualunque sia il loro sogno.

giovedì 5 aprile 2018

Di gol in rovesciata e standing ovation



4 agosto 1991, domenica, stadio di highbury, quello dell'arsenal, quello dove nick hornby ambienta buona parte di febbre a 90.

La makita cup, l'equivalente calcistico di un gigantesco ESTICAZZI.

Ai botteghini di highbury, 3 diciannovenni freschi di maturità, Cala, il Capitano ed il Conte.
Sbarcati a londra il giorno prima, dopo aver festeggiato la nascita della sorella del capitano nata da pochissimi giorni, due juventini ed un doriano, che però esige la presenza alla esticazzi cup. Ma del resto, vuoi non andare ad highbury?

Nel corso di quella vacanza andremo anche a wembley, a vedere la supercoppa inglese, uno squallido zero a zero tra arsenal e boh. ma chi se ne frega, eravamo a wembley.
(Io a wembley rischiai di restarci, visto che mi persi come un cretino, ma lasciamo perdere)
(andammo anche alla wembley arena a vedere i simple minds, che posto fantastico!)

Ci sistemiamo in gradinata e assistiamo a sto partitone, specialmente io ed il Capitano, concentrandoci soprattutto sulla scelta del pub post partita.

Primo tempo 1-0 arsenal.
Al 20° della ripresa vialli si inventa un golasso in mezza rovesciata volante che holly e benji scostatevi.

Highbury applaude all'unisono, tranne due dei 3 diciannovenni freschi di maturità, un po' perchè sono concentrati sulla scelta del pub post partita, un po' perchè, diciamocela tutta, essere juventini, in liguria, a 19 anni, nel 1991 era una terribile rottura di coglioni, con il doria che vinceva coppe e scudetti, il genoa che ci sbatteva fuori pure dalle pizzate delle medie e tutte le ragazze che sbavavano per vialli e mancio.
Eccheccazzo.

Passano 2, massimo 3 secondi, durante il quale highbury applaude compatto ed il terzo diciannovenne fresco di maturità, si gira verso gli altri due ed urla: APPLAUDITE BASTARDI!

Lo abbiamo percosso con alcune delle svariate pinte post partita.

Perchè io il fair play ce l'ho nel dna, ce l'ho.